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venerdì 30 aprile 2010

Il distintivo del cristiano

2 maggio 2010 – 5a domenica di Pasqua (C)

Parola da vivere

Amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34)


C'è aria di novità.
Non una novità qualsiasi, passeggera, facile, ma forte che va pagata a caro prezzo.
Nel comandamento nuovo, "Amatevi come io ho amato voi", Gesù non chiede nulla per se stesso né per Dio, ma soltanto per l'uomo.
Anche a noi è richiesto un amore non fatto di parole, ma creativo, disarmato, che arriva a dare la vita, che si rivela più forte dell'odio e della morte.
Gesù crea per tutti noi lo spazio in cui esista l'autentico amore: alternativa alle tenebre, alle divisioni e discriminazioni. E ciò si attualizza nel compiere gesti semplici, impercettibili, ma carichi d'amore nella quotidianità, nonostante le nostre povertà e incoerenze.
Gli apostoli sono turbati, disorientati, perché Gesù aveva loro parlato della sua partenza, e aveva lasciato loro un così immane e delicato compito: vivere e poi testimoniare con la loro vita l'amore.
Ma Gesù li rasserena e li incoraggia: "Vado e tornerò da voi... il Padre vi manderà lo Spirito Consolatore".
Anche a noi oggi Gesù ci lascia una identità e uno statuto nuovo: "Amatevi anche voi gli uni gli altri". E ciò vale per tutti, è a disposizione di chiunque intenda familiarizzare e vivere "come in cielo, così in terra", assaporando fin d'ora la gioia e la serenità del Paradiso.


Testimonianza di Parola vissuta


Tornando a casa, una domenica sera, la mia attenzione fu attirata da un gruppo di ragazzi che stavano gesticolando di fronte all'entrata di un bar. Mi avvicinai per vedere cosa stesse succedendo e mi accorsi che in mezzo alla cerchia c'era un marocchino, tutto impaurito, che tentava di difendersi.
Osservai meglio e capii che lo stavano prendendo in giro, qualcuno lo insultava, qualche altro voleva afferrare la sua borsa piena di accendini e di cassette per rovesciargliela.
Subito mi sentii spinto ad intervenire e con coraggio dissi a quei ragazzi di smettere. Avevo un po' di timore che avrebbero reagito anche verso di me, invece, fortunatamente, si calmarono e se ne andarono.
Ci ritrovammo soli, sulla strada, il marocchino ed io. Lui si girò verso di me e mi ringraziò. Mi chiese dove avevo imparato quei principi che mi muovevano perché lui finora, nella vita, aveva trovato soltanto discriminazione verso la sua persona e verso la razza a cui apparteneva. Gli risposi che era tutto merito del Vangelo che avevo cominciato a vivere. Il marocchino ci sorrise e poi ci salutammo. "Spero di incontrarti di nuovo" mi disse stringendomi la mano, prima di allontanarsi nel buio della strada.


(Marco, 12 anni)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola, come proposto in parrocchia)

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