Questo Blog continua nella nuova versione
venuto per servire
(clicca qui per entrare)


domenica 30 agosto 2009

Matrimonio e diaconato, dono e problemi


Nel numero 155 della rivista Il diaconato in Italia è stata pubblicata un'intervista con domande raccolte dalla diocesi di Rimini sul tema riguardante il matrimonio e il diaconato, con le relative problematiche, cioè "come armonizzare i doni spirituali dei sacramenti del matrimonio e dell'ordine sacro nella vita concreta della famiglia del diacono".
Mi è sembrato che esprimesse uno spaccato molto aderente alla realtà, soprattutto italiana; realtà che ho spesso riscontrato nei contatti avuti in questi anni con i diversi diaconi ed anche nella mia personale esperienza.
Riporto l'articolo nella sua interezza nel mio sito di testi e documenti. Qui vorrei farne un sunto, citando quelle parti che ritengo più significative.


«…
Quale percorso di coppia è necessario intraprendere perché i doni spirituali dei due sacramenti si armonizzino e siano reciprocamente fecondi nella vita concreta della "coppia diaconale"? (…) Solo una coppia già sperimentata può intraprendere il percorso verso il diaconato, cioè una coppia che abbia vari anni di matrimonio alle spalle e che abbia iniziato un serio cammino spirituale… già inserita in un ambito ecclesiale.

I segni da valutare [e che devono indurre cautela nel discernimento] possono essere diversi per ogni coppia. In generale alcuni segni di disagio sono individuabili facilmente, [come] la presunzione del marito di fare un cammino privilegiato che lo pone su un piano diverso da quello della moglie…
La divisione rigida dei ruoli tra i coniugi può essere un ostacolo alla comunione.
La mancanza di preghiera, l'impazienza, la fretta, la mancanza di tempo per la famiglia e per il Signore sono altri segni importanti che devono indurre ad un'attenta valutazione.
Solo la stabilità ormai raggiunta dei ruoli e la maturità affettiva ed umana permettono di vivere la pari dignità.

Il matrimonio, che precede nel tempo il sacramento dell'ordine, ha fatto dei due sposi una cosa sola, quindi la grazia si riverbera sulla moglie e non solo, ma anche sui figli. Ciò nella misura in cui lo sposo vive con pienezza il suo diaconato… Il corroborarsi a vicenda dei due sacramenti si manifesta anche quando la moglie si sente in comunione col marito diacono pur essendo costretta dalle necessità familiari a rimanere a casa...

Come vive la moglie gli impegni del marito? (…) La partecipazione agli incontri non è sentita dai più come un obbligo, ma piuttosto come un desiderio che manifesta il senso di appartenenza alla comunità diaconale. La condivisione del ministero del marito si basa sulla preghiera insieme, sulla sincerità e sull'ascolto. Il diacono deve prendere tutti gli accorgimenti possibili per non pesare sulla famiglia e per farsi percepire vicino ad essa anche quando fisicamente non c'è.
(…)
Se ciascun coniuge prestasse costantemente attenzione alla vita dell'altro, non ci sarebbe bisogno di alcun richiamo all'equilibrio, ma tutto procederebbe senza problemi.
La preghiera personale e di coppia è uno strumento essenziale per mantenere la serenità in famiglia.

La famiglia dei diaconi è una famiglia come tutte le altre o è una famiglia un po' speciale (non nel senso di migliore delle altre, ma di particolare, originale)?
La famiglia del diacono è una famiglia come tutte le altre, ma con un dono in più, che la apre agli altri e al servizio... Apertura significa soprattutto prossimità agli altri, capacità di condivisione e buona capacità di tessere relazioni nella comunità e nell'ambiente di vita e di lavoro.
La comunità parrocchiale riconosce una vocazione particolare alla famiglia del diacono e la osserva con attenzione o guarda con speranza.

(…)
A volte il rapporto tra parroci e diaconi (e le mogli) è faticoso, spesso a causa di pretese o di indifferenza. Come aiutare i parroci ad avere fiducia nei loro diaconi e nella disponibilità al servizio di questi e a valorizzare anche le "coppie diaconali" in quanto tali e le loro famiglie?
Le difficoltà sono per molti dovute al fatto che i preti non sono abituati a prendere decisioni condividendole con gli altri, sentono come esclusivamente propria la responsabilità della comunità e spesso vedono il diacono come mero esecutore o collaboratore qualificato invece che come corresponsabile e come fratello nell'ordine sacro. Questo è in gran parte dovuto alla formazione seminariale del parroco, che quindi va ricalibrata perché il prete impari non a fare tutto da solo, ma a condividere i pesi e le responsabilità - anche per moltiplicare la gioia - con altri. I sacerdoti potranno cambiare la loro mentalità solo se potranno sperimentare nel loro processo formativo e poi nella loro vita in parrocchia forme di vera fraternità. La ricerca di prossimità col parroco e di dialogo costruttivo da parte della coppia diaconale rende il prete più sensibile alla famiglia e al servizio del diacono. Il rapporto è per alcuni già improntato a condivisione, ascolto e fiducia reciproca e c'è chi già sperimenta una comunione fraterna col parroco.
[Per quanto riguarda la corresponsabilità pastorale, rimando ad altro intervento del 19 agosto u.s.]
…»

2 commenti:

  1. Il rapporto tra diaconi e parroci è sempre un grosso nodo caro Luigi. Tutto si gioca attorno ai rapporti personali che vengono costruiti (credo che sia così in ogni realtà). Qui la cosa, però, si complica un tantino in più a causa dei ruolo del quale il parroco da un lato si sente investito. Forse la Chiesa potrebbe affrontare dall'alto la questione fornendo non solo indicazioni ma anche "norme". A volte il "diritto" può essere utile anche se è una "sconfitta". Ma dubito che ciò accadrà. Un abbraccio di pace in fraternità. Vincenzo

    RispondiElimina
  2. Caro, Vincenzo, grazie per questo tuo intervento... in parte ho già risposto sul tuo blog (http://diaconi.blogspot.com/), per la segnalazione che hai fatto.
    La "legge" (il "diritto") non ci salva... e questo lo sappiamo bene! Ma forse non abbiamo il coraggio di affrontare fino in fondo lo "smacco" che ne deriva, nascondendoci dietro le stesse motivazioni che vorremmo controbattere...
    "Insieme" posssiamo essere quella profezia che ci dà speranza!
    Un abbraccio!
    Luigi

    RispondiElimina