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sabato 6 settembre 2008

Vino nuovo in otri nuovi


Il vangelo di ieri (Lc 5,33-39; ven. XXII sett.) parlava della novità che Gesù porta. Tra l'altro dice: «Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi». Questa affermazione l'ho sentita molto attinente al "nuovo" che il diaconato porta nella Chiesa.
La grazia del diaconato, ripristinato come forma permanente di ministero dopo parecchi secoli di oblìo, è una delle "novità" che lo Spirito ha elargito alla Chiesa del nostro tempo.
È un "vino nuovo" che ci è stato offerto!
Alle volte mi chiedo perché questo "nuovo" stenta ad essere non solo accolto, ma anche ad essere compreso. Mi ritorna sempre in mente la verità del vangelo: "Vino nuovo in otri nuovi!". È anche detto che «nessuno mette vino nuovo in otri vecchi», ed anche che «nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio». Le conseguenze sono certe: «il nuovo non si adatta al vecchio», «il vino nuovo spacca gli otri» e tutto si disperde. Purtroppo però i diaconi esercitano molto spesso il loro ministero con modalità e mentalità in cui non sempre viene in luce quel "nuovo" che il Concilio Vaticano II (ancora troppo ignorato!) ha portato nella Chiesa.
È un fatto (e penso che ognuno di noi ne faccia concreta esperienza): «Nessuno che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!».
È più facile restare ben saldi nell'esistente già ben sperimentato, nelle pratiche religiose consolidate (la scena potrebbe essere quella dei farisei che rimproverano Gesù di non osservare la disciplina dei padri), che non affidarsi a quella novità dello Spirito che ci spinge ad "uscire" dal nostro recinto per andare incontro all'umanità che ci circonda e non desidera altro che sperimentare nei cristiani, o meglio nella comunità dei discepoli, l'amore di Dio per noi.
È vero che i tempi possono essere lunghi e le mentalità non si cambiano dall'oggi al domani, ma quello che sento urgente dentro è non perdere mai quella dimensione profetica di cui il diaconato è oggi portatore.

4 commenti:

  1. Bella riflessione, mi ha colpito molto (e in positivo). Quello che è molto spesso difficile, anche e soprattutto per noi diaconi, è proprio riuscire noi stessi ad uscire dall'otre vecchio.

    La spiritualità diaconale, lo specifico del diacono nella Chiesa e nella società è ancora tutta da inventare, tutta da riscoprire dopo secoli di assenza.

    Pace e benedizione
    Julo d.

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  2. Possiamo contribuire ad una visione nuova di chiesa (e quindi di speranza per il mondo) se siamo noi stessi per primi a crederci...
    Io voglio starci, anche se non tutto è scontato.
    Grazie, Julo!
    Luigi

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  3. Julo hai parlato di uno "specifico del diaocno nella Chiesa e nella società" tutto, ancora, da inventare.
    che si aspetta allora a tracciare questa strada?
    Chi è che secondo voi deve farlo?
    e come?
    il diacono c'è ma "non sa che fare". Vi sembra logico. Tutto è affidato alla buona volontà del diacono da un lato dal presbitero a cui è affidato dal vescovo dall'altro. Sentirsi disorientati è facile e logico. Perchè al riguardo non si apre un dibattito nella Chiesa?
    un abbraccio

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  4. Caro Vincenzo, è vero quello che dici, ma (ne abbiamo tutti l'eperienza!) di dibattiti se ne fanno tanti e sono necessari... Forse però (almeno a guardare dai frutti) la strada non è quella, sarebbe troppo semplice...
    Luigi

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