"Rilettura", alla fine del mese, della Parola di Vita di settembre.
«Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza»» (Gc 1,21).
Con la sua Parola Dio parla direttamente al cuore. La sua Parola ha il potere di farci rinascere e, vivendola, diventiamo gradualmente parole viventi. Essa contiene il seme della vita vera che può germogliare nel nostro cuore, se l'accogliamo con docilità.
Vivendo la Parola, aderiamo con gioia alla volontà di Dio. Nell'essere proiettati nella divina volontà del momento presente saremo portati come conseguenza al distacco dalle cose e dal nostri io, distacco non tanto cercato di proposito - perché si cerca solo Dio - ma trovato di fatto.
Accogliere la Parola comporta anche essere aperti alle necessità degli altri. Quando mi avvicino alle persone, ai loro bisogni, entro nella loro vita, partecipo alle loro pene. E quando lo faccio con cuore puro, libero da pretese, sento la vicinanza di Dio. La Parola di Dio, infatti, ha una forza tutta sua: è creatrice, produce frutti di bene nella singola persona e nella comunità, costruisce rapporti d'amore tra ognuno di noi con Dio e tra gli uomini.
La Parola di Dio illumina la nostra coscienza rafforzando la presenza di Dio in noi. Infatti, una fontana ricca d'acqua viva è la presenza di Dio in noi. Egli ci parla e sta a noi ascoltare la sua voce, che è quella, appunto, della coscienza. È come una vena d'acqua profonda che non si asciuga mai, che ci può dissetare in ogni momento. È ascoltare Dio nel profondo del nostro cuore, dove avvertiamo spesso l'invadenza di tante "voci", di tante "parole": slogan e proposte di scelte, modelli di vita, come anche preoccupazioni e paure.
La Parola di Dio inoltre ci fa praticare la giustizia. La giustizia, che spesso umanamente identifichiamo con la punizione del colpevole, dimenticando che essa significa anche riconoscere i meriti, premiare e rispettare i diritti, compiere con fedeltà il proprio dovere. La giustizia cammina di pari passo con la verità ed ambedue nascono dall'amore. La giustizia, se esercitata nella sua completezza, ci rende più umani e più simili a Dio. È frutto della Parola che porta a liberarci di ogni malizia per lasciarci guidare da essa per un cammino verso la piena realizzazione della vocazione cristiana.
La Parola di Dio poi opera sempre. La sua prima azione è quella di illuminarci, infonde coraggio e trasforma la nostra vita, anzi, ci dà la vera vita. E non ritorna a Lui senza prima aver operato il suo effetto; effetto che si riflette a catena, attraverso le nostre azioni motivate dalla Parola, nei nostri confronti e in quelli verso cui operiamo. La Parola infatti ci chiede di uscire da noi stessi e avventurarci per le strade del dialogo e dell'incontro, con Lui e con gli altri.
Ci sono vari modi per "uscire" da noi stessi: nel dialogo senza scontrarci con chi la pensa diversamente da noi; andando incontro a quelli che si sentono soli, a quel parente allontanato dalla famiglia…, a quelle persone che in qualche modo abbiamo offeso per chiedere perdono…
"Uscire" da noi stessi può diventare una bella avventura!
Per prenderci cura di qualcuno è necessario che questa persona occupi un posto di rilievo nel nostro cuore. E per non fare distinzioni basta riconoscere la presenza di Gesù in ciascuno e prenderci cura di Lui che è presente in ciascuno dei fratelli. Questo può accadere perché in ogni persona Dio ha deposto il seme della sua Parola, che lo chiama al bene, alla giustizia, al dono di sé e alla comunione.
Siamo stati creati infatti in dono gli uni agli altri. Occorre però essere l'Amore per trovare il filo d'oro che lega tutti gli esseri. Nel dialogo poi si va oltre la tolleranza, perché d'ambo le parti si decide di ascoltarci profondamente, per giungere alla comunione facilitata dall'amore reciproco. Ogni creatura infatti è il "tu" di Dio, chiamato all'esistenza per condividere la Sua vita di amore e comunione.
Nel metterci a disposizione degli altri impariamo a sviluppare una raffinata sensibilità ai bisognosi e ai sofferenti. Questo essere per gli altri è frutto della Parola accolta e vissuta che ci invita a collaborare per rendere l'umanità più bella, in cui tutti ci riconosciamo sempre più fratelli.
Per la Parola accolta e vissuta l'uomo nuovo vive in noi e lo Spirito elargisce nei nostri cuori i suoi doni. Ma perché la Parola possa avere i suoi effetti nella nostra vita, occorre coerenza tra il credere e l'agire. Aderire alla Parola di Dio significa vivere, praticare, testimoniare la sua veridicità e il suo potere trasformante. La Parola di Dio infatti ha la possibilità di trasformare il nostro quotidiano in una storia di liberazione dall'oscurità del male personale e sociale, ma attende la nostra adesione personale e consapevole, anche se imperfetta, fragile e sempre in cammino.
Si sperimenta così la perenne attualità della Parola che illumina ogni nostra situazione, guidandoci nel nostro rapporto con le persone, diventando veramente la sorgente pura e perenne della vita spirituale.
Ma come si riconosce la Parola di Dio e darle spazio perché viva in noi? Occorre disarmare il cuore ed "arrenderci" all'invito di Dio, per metterci in un libero e coraggioso ascolto della Sua voce, spesso la più sottile e discreta.
Nel fare nostra la Parola di Dio sperimentiamo che essa ci trasforma interiormente, a volte in modo radicale, e ci fa acquisire una nuova mentalità, in un certo modo più vicina alla personalità di Gesù che è la Parola incarnata. Guardando alla vita di Gesù infatti si può constatare una profonda unità tra l'amore che Egli aveva per il Padre celeste e l'amore verso gli uomini suoi fratelli. C'era una estrema coerenza tra le sue parole e la sua vita. E questo affascinava e attirava tutti.
Alla fine possiamo sperimentare che la Parola di Dio i rende veramente liberi: vivere la Parola ci riporta alla vita vera, alla libertà di amare senza fare distinzioni di persone, ad amare per primi e riconoscere la presenza di Dio in ogni persona.
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