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venerdì 17 novembre 2017

L'invito di Gesù a non avere paura, mai


33a domenica del Tempo ordinario (A)
Proverbi 31,10-13.19-20.30-31 • Salmo 127 • 1 Tessalonicesi 5,1-6 • Matteo 25,14-30
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni
Dio ci consegna qualcosa e poi esce di scena. Ci consegna il mondo, con poche istruzioni per l'uso, e tanta libertà. Un volto di Dio che ritroviamo in molte parabole: ha fiducia in noi, ci innalza a con-creatori, lo fa con un dono e una regola, quella di Adamo nell'Eden: "coltiva e custodisci" il giardino dove sei posto. Cioè: ama e moltiplica la vita, in tutti i sensi. Nessun uomo è senza giardino, perché ciò che è stato vero per Adamo è vero da allora per ogni suo figlio.

Ad uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì
I talenti dati ai servi, dal padrone generoso e fiducioso, oltre a rappresentare le doti intellettuali e di cuore, la bellezza interiore, di cui nessuno è privo, di cui la luce del corpo è solo un riflesso, annunciano che ogni creatura messa sulla mia strada è un talento di Dio per me, tesoro messo nel mio campo. Il Vangelo è pieno di una teologia semplice, la teologia del seme, del lievito, di inizi che devono fiorire. A noi tocca il lavoro paziente e intelligente di chi ha cura dei germogli, fino a dare il massimo secondo le proprie forze.

Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro
Arriva il momento del rendiconto, e si accumulano sorprese. La prima: colui che consegna dieci talenti non è più bravo di chi ne consegna solo quattro. Non c'è una tirannia o un capitalismo della quantità, perché le bilance di Dio non sono quantitative, ma qualitative. Occorre solo sincerità del cuore e fedeltà a se stessi, per dare alla vita il meglio di ciò che possiamo dare. La seconda sorpresa: Dio non è un padrone esigente che rivuole indietro i suoi talenti con gli interessi. La somma rimane ai servitori, anzi è raddoppiata: sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto.
I servi vanno per restituire, e Dio rilancia. Il padrone non ha bisogno di quei dieci o quattro talenti. Dio rilancia! E questo accrescimento, questo incremento di vita, questa spirale d'amore crescente è l'energia segreta di tutto ciò che vive. Noi non viviamo semplicemente per restituire a Dio i suoi doni. Ci sono dati perché diventino a loro volta seme di altri doni, lievito che solleva, addizione di vita per noi e per tutti coloro che ci sono affidati.

Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento…
Quel servo si giustifica: ho avuto paura. La parabola dei talenti è un invito a non avere paura delle sfide della vita, perché la paura paralizza, ci rende perdenti. Quante volte abbiamo rinunciato a vincere solo per la paura di finire sconfitti!
La pedagogia del Vangelo offre tre grandi regole di maturità: non avere paura, non fare paura, liberare dalla paura. Soprattutto da quella che è la paura delle paure, la paura di Dio.

(spunti da Ermes Ronchi)

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Prendi parte alla gioia del tuo padrone (Mt 25,21)
(vai al testo…)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Consegnò loro i suoi beni (Mt 25,14) - (16/11/2014)
(vai al testo…)
 Consegnò loro i suoi beni (Mt 25,14) - (13/11/2011)
(vai al testo…)
 A chiunque ha verrà dato (...) ma a chi non ha verrà tolto anche quello che ha (Mt 25,29) - (14/11/2008)
(vai al post "Far fruttificare i talenti")

Commenti alla Parola:
  di Cettina Militello (VP 10.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 10.2014)
  di Marinella Perroni (VP 10.2011)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione di Stefano Pachì)

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