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venerdì 21 novembre 2014

Il giudizio ultimo: l'amore verso i bisognosi


Cristo Re - 34a domenica del T.O. (A)

Appunti per l'omelia

L'anno liturgico si conclude con la grandiosa visione del Signore Gesù che "verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti e il suo regno non avrà fine". Questo articolo del Credo dice in sintesi ciò che esprimono i brani della Liturgia odierna.
Dio, pastore del suo popolo, ricerca le pecore perdute, se ne prende cura personalmente, le raduna e anche le giudica (cf Ez 34,11-12.15-17). Non un re che domina, ma che serve il suo gregge. È una regalità d'amore. Gesù, presentandosi come il "buon pastore" che arriva a "offrire la vita" per le sue pecore (cf Gv 10,15-18; Mt 18,12-14), realizzerà al massimo grado questo ruolo regale. Ma Egli eserciterà anche il giudizio definitivo degli uomini: «...separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre». È Gesù risorto, intronizzato come re, che vince tutte le potenze del male e della morte (cf 1Cor 15,20-26.28).
Il brano evangelico di Matteo (cf Mt 25,31-46), che riporta l'ultimo discorso di Gesù in prossimità della morte, è la visione grandiosa e impressionante del Giudizio Universale. Il protagonista è Lui, Gesù, che si attribuisce due titoli: «il Figlio dell'uomo» e «il Re». Col primo titolo Egli dichiara di essere il giudice futuro, annunziato dal profeta Daniele, al quale Dio avrebbe dato un regno universale ed eterno (cf Dn 7,13ss), che però dovrà prima patire e risorgere (cf Mt 17,22-23; 20,18-19). L'altro titolo di "Re" viene visualizzato con l'immagine del "trono della sua gloria" su cui "siederà". Come sovrano universale lo riconoscono sia i giusti che i reprobi di tutte le nazioni, quando nelle loro domande si rivolgono a Lui con l'appellativo di "Signore".
È davvero impressionante il fatto che Gesù, mentre si accinge ad affrontare la suprema umiliazione della morte, annuncia con sicurezza questo futuro di gloria e fissa un appuntamento non solo ai suoi discepoli, ma a tutti i popoli della storia: tutti dovranno comparire davanti al suo tribunale di sovrano e giudice glorioso: «Davanti a Lui verranno radunati tutti i popoli». Tutti i popoli, tutti gli uomini, senza alcuna eccezione, devono rispondere di sé davanti a Lui. E ciascuno viene giudicato secondo il criterio stabilito da Cristo stesso. Un criterio uguale per tutti: chi lo ha soccorso in una situazione di bisogno sarà approvato nel giudizio. Chi invece gli ha negato l'aiuto sarà escluso dal Regno, perché «tutto quello che avete fatto – o non avete fatto - a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto – o non lo avete fatto - a me».
Il grande e definitivo esame che attende tutti e ciascuno al termine della vita personale e della storia, e da cui dipende il nostro destino eterno, verterà su un'unica materia: l'amore concreto a Cristo, che si è presentato a noi in incognito, nascosto nei suoi fratelli indigenti. Dietro ogni uomo, in particolare dietro ogni uomo piccolo, debole, provato sta proprio Gesù. Lui che nella sua esistenza terrena si è fatto solidale con tutti, e specialmente con i sofferenti fino a condividere l'esperienza del dolore e della morte, ora nella sua condizione di risorto non si è allontanato da loro, ma vive questa vicinanza e solidarietà in modo perfetto. Ecco perché è Lui che riceve direttamente il mio atto di accoglienza o di rifiuto nei confronti del fratello bisognoso.
Veramente in ogni uomo noi abbiamo sempre a che fare con Gesù. L'attenzione, costantemente rinnovata, a trattare ogni persona come tratterei Cristo stesso se lo vedessi, cambia la mia vita e quella degli altri.
Ciò che do al fratello lo do realmente a Gesù!



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno preparato per voi (Mt 25,34)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)

Commenti alla Parola:
  di Marinella Perroni (VP 2011)
  di Enzo Bianchi


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