Domenica di Pentecoste (A)
Appunti per l'omelia
L'evento che celebriamo, quello della discesa della Spirito Santo nel giorno di Pentecoste, esprime un punto "arrivo" ed un punto di "compimento" della promessa del Signore risorto: ricevere la forza dall'alto e dare testimonianza (cf At 1,8).
La manifestazione della presenza dello Spirito è l'esplodere dall'annuncio degli apostoli. È la Chiesa che nasce e si presenta al mondo, nata dal Cuore di Dio, dallo Spirito del Padre e del Figlio.
La Chiesa è perché annuncia! Una Chiesa che non annuncia è dunque priva dello Spirito Santo, una comunità che non crede alla realizzazione delle promesse del Padre.
Quel giorno di Pentecoste è veramente la realizzazione delle Promesse: «Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste» (At 2,1). Eppure sono solo «le nove del mattino», come puntualizza Pietro (cf At 2,15). Non si tratta allora di un compimento cronologico, quanto piuttosto è Dio che compie il cinquantesimo giorno con l'effusione del suo Spirito. È proprio vero che quando il tempo di Dio incrocia il tempo dell'uomo, questo trabocca di una pienezza prima sconosciuta e non realizzata dalla sforzo dell'uomo. È l'agire di Dio che non può essere calcolato o previsto dagli uomini, perché lo Spirito viene «all'improvviso» e «dal cielo» (At 2,2).
«Apparvero loro lingue come di fuoco… e si posava su ciascuno di loro» (At 2,3). Nelle molte lingue di fuoco si manifesta l'unico Spirito, quello che si posa singolarmente su ciascuno dei presenti. Ma non è un dono collettivo, da essere quasi impersonale. Il vento dello Spirito si accende in tante fiammelle quanti sono gli astanti nel cenacolo. È così che la Chiesa riceve il dono dello Spirito. La peculiarità di una comunità, infatti, investita dallo Spirito Santo, è proprio questa meravigliosa sintesi tra singolo e comunità. Nella nostra esperienza quotidiana, molto spesso, quando ci rivolgiamo a tutti, facciamo fatica a prestare attenzione a ciascuno; e quando, al contrario, privilegiamo il rapporto singolare, fatichiamo ad arrivare a tutti. Invece, lo stesso Spirito riempie tutti i presenti nella casa, ma si posa su ciascuno, individualmente, distinguendolo così dagli altri.
Questo è il modo di agire di Dio! Il suo amore è sempre una realtà personale, ma nel contempo edifica l'unica Chiesa, l'unico Corpo di Cristo. Questo è il grande segno della Pentecoste, questo il miracolo delle «lingue di fuoco». Se lo Spirito è la comunione che lega il Padre e il Figlio, il suo effetto sul credente e sulla Chiesa non potrà essere che la creazione di un ponte prima non esistente. "Tutti capiscono" l'annuncio degli apostoli, ma "ciascuno nella sua lingua". Non si tratta che tutti capiscono l'aramaico degli apostoli, ma quella lingua si muta in lingua nativa nelle orecchie di chi ascolta: questa è la vera comunione, quando accade di parlare anche con lingue diverse, e capirsi.
La comunione, infatti, si realizza nella diversità e nella differenza, che non è soppressa, ma raggiunta. Purtroppo, spesso, la nostra comunione ecclesiale è uniformità, omogeneità. Infatti, spesso solo se tutti parliamo la stessa lingua ci capiamo e riusciamo a comunicare. La presenza dello Spirito, invece, spezza questa situazione di incomunicabilità dove ciascuno capisce solo chi gli assomiglia e non riesce a raggiungere chi è diverso. Invece, siamo veramente Chiesa quando possiamo invocare sulle nostre comunità una continua Pentecoste, dove si possa dire e sperimentare che siamo "molti in un sol Corpo" (cf Rm 12,5).
(passi e spunto da Il Tesoro e la Perla, di C.Arletti)
Vedi analoghi Post:
L'inestimabile dono (Pentecoste 2012)
Lo Spirito, forza di trasformazione radicale (Pentecoste 2013)
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20,22)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)
Commenti alla Parola:
• di Gianni Cavagnoli (VP 2014)
• di Marinella Perroni (VP 2011)
• di Enzo Bianchi
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