«Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto quello che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15).
La meditazione di questo passo del vangelo di Giovanni mi ha portato ad una comprensione più approfondita della diaconia a cui sono chiamato.
Molto spesso, parlando del diacono, lo si indica come colui che è addetto al servizio; anzi, non è inconsueto sentirsi dire da un presbitero: Tu che sei diacono, fai questo… fai il diacono, cioè, servi.
Ma questa Parola mi ha richiamato al vero senso del mio essere "servo".
Il servizio di cui parla Gesù non è un semplice fare… Il diacono, chiamato ad essere nella Chiesa icona vivente di Cristo Servo, è da Lui introdotto in un vero rapporto di amicizia, …dove siamo messi "a conoscenza" dei segreti del Re.
Si è "amici" di Gesù…
Si è Gesù, quindi si serve…
Si serve perché si è Gesù…
È in questa dimensione di novità che prende senso ogni azione pastorale e si sperimenta veramente la fecondità apostolica.
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