Al termine di questa giornata, nella quale abbiamo celebrato l'Ascensione di Gesù, un pensiero mi resta impresso: i discepoli ritornarono a casa "con grande gioia".
In realtà, ho pensato, Dio non si è mai allontanato dal suo Cielo… eppure noi lo abbiamo incontrato, qui nella nostra dimensione umana.
La verità è che Dio, nel suo Figlio, è "disceso"; è entrato nella nostra realtà umana, nel limite umano, oltre che nella dimensione spazio-temporale. L'infinito nel finito, l'onnipotente nella debolezza umana…
È in questo "discendere" di Dio che io ho potuto incontrarlo. E tutto questo illumina di comprensione nuova la mia diaconia, dove scopro che il vero essere di Dio è il suo "svuotarsi" per amore: è venuto "non per essere servito, ma per servire…".
È in questo "non essere" di Dio che mi si svela il mistero del suo vero essere: Egli ha dato tutto, come Dio sa e può fare; per questo Egli è, è Amore.
Dio si è fatto uno di noi. Ed è in questo suo modo di essere che ho potuto incontralo… Lui, facendosi me, mi ha fatto Lui! Nel mistero della Pasqua di Gesù, questo "discendere" si è trasformato in un "ascendere", in un entrare "nel suo Cielo", Lui con noi, noi in Lui!
È sempre lo stesso Gesù, come due facce della stessa medaglia: da un lato questo "discendere" fino alla kenosi dell'abbandono; dall'altro la sua gloria che deriva dal suo totale, infinito, donarsi, che è la pienezza dell'essere. In frammezzo, tutto il Vangelo, che è il nostro "consumarci" in Lui e con Lui; il nostro essere da Lui generati, per la Parola annunciata, accolta e vissuta.
Allora la nostra gioia è veramente grande, quella che Gesù ha promesso e che nessuno può toglierci: siamo nel seno della Trinità!
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