Segnalo altri articoli apparsi sulla rivista Il Diaconato in Italia, n° 176/177, numero monografico dal titolo Il diacono sposato: formazione e spiritualità della coppia.
Queste che segnalo, sono tre testimonianze: nella prima il figlio sacerdote ricorda il papà diacono, ora defunto; le altre due sono le esperienze di due diaconi che operano in ambiente ospedaliero.
Tutto è riportato nel mio sito di testi e documenti.
"Benedicimi, o padre" (Testimonianza)
di Marco Ricci
[…]
Per un figlio non è facile descrivere in poche righe la figura del proprio papà e ancor più per me, in quanto, mi è stato chiesto di ricordare la sua figura come diacono permanente che ha servito la Chiesa di Napoli per 28 anni. […]
La mia chiamata al sacerdozio non è stata per nulla condizionata dalla sua scelta diaconale ma, sicuramente, la sua testimonianza di vita cristiana e il suo servizio diaconale hanno segnato il mio cammino di fede. […]
[…] Diceva sempre che il diacono è al servizio della Parola e della Carità e non è un chierichetto con la stola che deve farsi vedere sull'altare nelle celebrazioni liturgiche; ricordo che ogni volta che c'era qualche solenne celebrazione in cattedrale o in parrocchia con il vescovo o il cardinale, lui fuggiva e si metteva da parte lasciando spazio agli altri. Pure nel giorno in cui mi sono stati conferiti i ministeri e le ordinazioni diaconale e presbiterale, papà non ha mai voluto assistere all'altare ma si è seduto trai banchi in preghiera. Solo il giorno della mia prima messa l'ho convinto ad assistermi all'altare e forte mi è battuto il cuore quando, al momento del Vangelo, lui, il mio papà ha detto: «Benedicimi, o padre...».
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Un diacono in ospedale (Testimonianza)
di Pippo D'Antona
Per un anno, ho cercato di stare vicino agli ammalati ricoverati nella Fondazione Pascale di Napoli. Passavo in ospedale due pomeriggi a settimana…
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Quando entravo in ospedale, per prima cosa salivo all'ottavo piano dove allora c'era la cappella... Io chiedevo a Gesù di darmi la forza di capire e dimostrare la mia sincera fraternità alle persone che avrei incontrato.
Poi scendevo al terzo o al sesto piano e cominciavo il mio giro. Bussavo, mi presentavo come uno dei diaconi della vicina parrocchia e chiedevo se potevo essere utile. […]
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Una chiamata molto diretta (Pictures)
di Bruno Zanini
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Iniziai [il mio servizio in ospedale] il 1° aprile del 2004… Ormai sono passati sette anni... Inizio con titubanza, un po' impacciato, poi a poco a poco mi trovo sempre più a mio agio, grazie anche agli aiuti del cappellano, di don Brunetti, del diacono Arsen e di altri. Gli incontri in ospedale sono vari, dalle nuove vite che nascono, dove c'è gioia, agli operati, agli ammalati terminali, fino alla camera mortuaria (una bella ginnastica!). Passare a visitarli tutti, informarsi, consolarli, e, più importante, ascoltarli, stare lì. Il malato ti vuole tutto per sé e se non sei superficiale si confida, si apre, sente che lo ami. Diceva il card. Ballestrero: «Bisogna amare gli uomini non perché lo meritano, ma perché Dio li ama». […]
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