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giovedì 21 marzo 2013

Servire, "custodire" con bontà e tenerezza


Ho meditato in questi giorni sull'omelia che Papa Francesco ha pronunciato durante la santa Messa di inizio del suo ministero petrino. È stato un approfondire con profitto alcuni aspetti della spiritualità diaconale.
Si legge nelle Norme fondamentali per la formazione dei diaconi: «Il Leitmotiv della vita del diacono sarà il servizio; la sua santità consisterà nel farsi servitore generoso e fedele di Dio e degli uomini, specie dei più poveri e sofferenti; il suo impegno ascetico sarà volto ad acquisire quelle virtù che sono richieste dall'esercizio del suo ministero» (n. 11).
Nella sua omelia il papa, parlando di san Giuseppe, parla del suo "essere custode" e di come lui "eserciti questa custodia": «con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e fedeltà totale»; «nella costante attenzione a Dio, aperto ai suoi segni, disponibile al suo progetto, non tanto al proprio». «Giuseppe è "custode", perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda e sa prendere le decisioni più sagge».
Anche per il diacono si può dire lo stesso. Egli, per vivere pienamente il suo "essere per gli altri" nella misura dell'amore di Cristo, può rispecchiarsi in san Giuseppe, nella sua «vocazione del custodire»: «È il custodire la gente, l'aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore».
«Ma per "custodire" dobbiamo avere cura di noi stessi!... Custodire significa vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore… Il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza… Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!».
Ora questo modo di "servire", significa esercitare quei "poteri" che derivano dal proprio ministero ordinato, dalla nostra responsabilità pastorale…, «ma il vero potere è il servizio… entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce… un servizio che sa accogliere con affetto e tenerezza l'intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli… Solo chi serve con amore sa custodire!».
È essere conformati a Colui che "non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita».

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