Il Concilio Vaticano II, al n° 40 della Lumen Gentium, parla della universale chiamata alla santità: "Il Signore Gesù, maestro e modello divino di ogni perfezione, a tutti e a ciascuno dei suoi discepoli di qualsiasi condizione ha predicato quella santità di vita, di cui egli stesso è autore e perfezionatore: «Siate dunque perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste» (Mt 5,48) […] È dunque evidente per tutti, che tutti coloro che credono nel Cristo di qualsiasi stato o rango, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità e che tale santità promuove nella stessa società terrena un tenore di vita più umano".
Nel ricordare san Francesco di Sales (1567-1622), di cui oggi si fa memoria, mi sembra di estrema attualità quanto ha scritto a questo proposito nell'Introduzione alla vita devota, quando dice che la santità (la "devozione", come lui la chiama) si vive e si pratica in ogni stato di vita.
"La devozione deve essere praticata in modo diverso dal gentiluomo, dall'artigiano, dal domestico, dal principe, dalla vedova, dalla donna non sposata e da quella coniugata. Ciò non basta, bisogna anche accordare la pratica della devozione alle forze, agli impegni e ai doveri di ogni persona".
Ognuno infatti non può cercare la santità in uno stato di vita che non gli è proprio, "errore che si verifica tuttavia molto spesso".
"La devozione non distrugge nulla quando è sincera, ma anzi perfeziona tutto e, quando contrasta con gli impegni di qualcuno, è senza dubbio falsa. […] Perciò dovunque ci troviamo, possiamo e dobbiamo aspirare alla vita perfetta".
Così, la chiamata alla santità, che coinvolge totalmente la vita e la missione dei diaconi, si manifesta in essi, in quanto animatori della diaconia nella comunità cristiana, anche nel "riconoscere e promuovere la missione dei fedeli laici nella Chiesa e nel mondo. Il diacono, in quanto presente e inserito più del sacerdote negli ambiti e nelle strutture secolari, si deve sentire ingaggiato a favorire l'avvicinamento tra il ministro ordinato e le attività dei laici, nel comune servizio al Regno di Dio". Per questo, i diaconi devono saper testimoniare la loro santità, "conducendo uno stile di vita sobrio e semplice, che si apra alla «cultura del dare» e favorisca una generosa condivisione" (Cfr. Ratio 9).
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