La scena del pranzo che segue alla chiamata di Matteo (cf Mt 9,9-13), mi ricorda l'amore preferenziale di Gesù per i peccatori, di qualsiasi tipo, che hanno accolto il suo invito alla conversione e l'anno fatto entrare in casa loro.
Mi ricorda anche il "mormorio" dei lavoratori della "prima ora" (cf Mt 20,1-16): certo i primi, i "bravi", con Gesù non fanno mai bella figura!
Non si tollera infatti che gli altri stiano sullo stesso piano: il nostro valore e il nostro prestigio risaltano meglio finché gli altri rimangono un gradino sotto di noi!
Come è vero invece che per avere misericordia, condizione essenziale per entrare in comunione con il Cuore di Dio, è necessario aver fatto noi stessi esperienza della Sua misericordia e del Suo perdono! Sentirsi serviti da Lui per servire i fratelli e sentirsi custodi per poter custodire: riconoscere cioè la Sua presenza nella nostra vita.
Quando mi guardo attorno e vedo le persone che mi sono state affidate, come posso accoglierle, se io mi sento più bravo di loro, se faccio fatica a frenare il mio giudizio verso quelli che non stanno al mio passo o secondo i miei programmi?
Quanto indispensabile invece è questa misericordia che soppianta ogni sacrificio!
L'evangelizzazione a cui siamo chiamati necessita di un supplemento d'anima: non è solo questione di annuncio, è anche e soprattutto sostegno alla riscoperta della fede, aiuto a far sì che i vari terreni su cui viene gettato il seme della Parola possa diventare "terreno buono", perché dissodato, liberato da rovi e sassi ed alimentato con terra buona.
Anche questo è "educare" alla vita buona del Vangelo!
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