"È veramente figlio di Dio chi fa la volontà del Padre" (cfr. Mt 21,28 ss).
Quello che ci affranca nella partecipazione alla figliolanza divina è il nostro "fare" la volontà del Padre, con tutto noi stessi, andando oltre le nostre parole e i nostri propositi. Il frutto: partecipare alla Vita del Figlio Gesù, alla sua Risurrezione.
Mi sono di luce le parole di san Policarpo nella sua lettera ai Filippesi:
«[…] "Perciò dopo aver preparato la vostra mente all'azione" (1Pt 1,13), "servite Dio con timore" (Sal 2,11) e nella verità, lasciando da parte le chiacchiere inutili e gli errori grossolani e "credendo in colui che ha risuscitato nostro Signore Gesù Cristo dai morti e gli ha dato gloria" (1Pt 1,21), facendolo sedere alla propria destra. […]
Colui che lo ha risuscitato dai morti, risusciterà anche noi, se compiremo la sua volontà, se cammineremo secondo i suoi comandi e ameremo ciò che egli amò, astenendoci da ogni specie di ingiustizia, inganno, avarizia, calunnia, falsa testimonianza, "non rendendo male per male, né ingiuria per ingiuria" (1Pt 3,9), colpo per colpo, maledizione per maledizione, memori dell'insegnamento del Signore che disse: Non giudicate per non esser giudicati; perdonate e vi sarà perdonato; siate misericordiosi per ricevere misericordia; con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi (cfr. Mt 7,1; Lc 6,36-38) e: Beati i poveri e i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli (cfr. Mt 5,3.10). […]».
È un cammino che si deve fare singolarmente, per poterlo poi portare a compimento "insieme", nella comunità che siamo chiamati a servire ed animare.
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