«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?
Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta".
Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione» (Lc 15,4-7).
Questo passo del vangelo della messa di oggi, solennità del Sacro Cuore di Gesù, mi porta dentro a quella dimensione dell'amore di Dio per l'umanità che si è fatta Carne, Cuore che batte per noi, ed essere poi proiettato fuori, per trovarmi lì, tra la gente, presenza di quell'Amore.
È la presenza del Buon Pastore che non esita a lasciare le pecore già al sicuro per cercare quella smarrita, l'unica; è quel richiamo a non temere di uscire dal sacro recinto e percorrere le vie del mondo, come ho spesso scritto.
Si celebra oggi la giornata di santificazione sacerdotale e si chiude l'anno dedicato ai sacerdoti.
Anche il diacono, nel suo modo proprio, partecipa alla sollecitudine del Pastore.
Già vive di per sé in mezzo al mondo, nella dimensione familiare e lavorativa, dove è presenza viva dell'amore misericordioso di Dio.
La forza della sua presenza nel modo però sarà veramente fruttuosa, se sarà espressione piena dell'unità col sacerdote, col quale forma un'unica realtà sacramentale, e non di una semplice individuale azione pastorale; ché già da lì esprimerà la dimensione comunionale della chiesa.
Da parte sua «il diacono approfondirà quotidianamente il dono totale di sé, come ha fatto il Signore "fino alla morte di croce"( Fil 2,8)» (Direttorio Diac. Perm. 7).
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