Ho letto un'interessante intervista a don Ciotti, dal titolo Un prete tra le case.
Mi ha richiamato all'urgenza di stare in mezzo alla gente e lì fare e far fare l'esperienza dell'amore di Dio.
"Ritengo – dice don Ciotti - che il servizio più completo che un prete possa svolgere – a livello umano e di fede cristiana – resta la vita parrocchiale, nel significato stesso della parola parrocchia: "tra le case". Per questo mi è così caro padre Michele Pellegrino, che nel 1972, quando mi ordinò sacerdote, mi assegnò come parrocchia la "strada". Con un preciso mandato: che ci sarei andato a imparare, non a insegnare".
Una chiesa capace "di stare in mezzo alle persone": "per andare incontro agli altri non occorrono che poche cose essenziali: la disponibilità a mettersi nei loro panni, a condividere le loro fragilità e le loro speranze, a vivere la solidarietà come un dono ricevuto".
Perché "l’impegno e la responsabilità di un prete sono chiari: annunciare la Parola di Dio, presiedere l’Eucarestia e animare la comunità cristiana affinché testimoni che Gesù vive in mezzo a noi per proporci fame e sete di giustizia, fraternità, comunità e perdono".
Anche questo è uscire la quel recinto sacro che spesso ci separa dalla gente. Se ciò vale per il prete, a maggior ragione vale per il diacono, definito "legame tra altare e assemblea", eucaristia che si perde nel tessuto della comunità, come ho spesso scritto in questo blog.
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giovedì 10 giugno 2010
In mezzo alla gente
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