Oggi, pensando alla "giornata del malato", mi sono chiesto, facendomi un esame di coscienza, quale, in ultima istanza, è il mio atteggiamento nei confronti di chi soffre. Ne ho parlato spesso negli interventi di questo blog. Non passa giorno che non sia messo di fronte a situazioni di precarietà e di malattia. Ma il mio essere per gli altri, in seno alla comunità, mi sollecita ad essere "vero" con me stesso e verso tutti, in modo che nessuno si senta escluso, ma si senta a casa in una comunità accogliente. È un allenamento continuo, personale e comunitario, …che non termina mai.
Mi è stato di luce questo scritto di Chiara Lubich, che riporto:
C'è chi fa le cose per amore
C'è chi fa le cose «per amore». C'è chi fa le cose cercando di «essere l'Amore». Chi fa le cose «per amore», le può fare bene, ma credendo ad esempio, di fare un gran servizio ad un fratello, magari ammalato, può annoiarlo con le sue chiacchiere, coi suoi consigli, coi suoi aiuti: con una carità poco indovinata e pesante.
Poveretto: lui avrà un merito, ma l'altro ha un peso. E questo perché occorre «essere l'Amore».
Il nostro destino e come quello degli astri. Se girano sono, se non girano non sono. Noi siamo – nel senso che non la nostra vita, ma la vita di Dio vive in noi – se non smettiamo un attimo d'amare.
L'amore ci stanzia in Dio e Dio è Amore.
Ma l'Amore che è Dio, è luce e con la luce si vede se il nostro modo di accostare e servire il fratello è conforme al Cuore di Dio, come il fratello lo desidererebbe, come sognerebbe se se avesse accanto non noi, ma Gesù.
venuto per servire (clicca qui per entrare)
mercoledì 11 febbraio 2009
Essere l'Amore
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