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venerdì 15 aprile 2016

Il mio nome è scritto sul palmo della sua mano


4a domenica di Pasqua (C)
Atti 13,14.43-52 • Salmo 99 • Apocalisse 7,9.14b-17 • Giovanni 10,27-30
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Le mie pecore ascoltano la mia voce
Prima ancora delle cose dette Gesù mette in risalto la voce, che è il canto dell'essere. Perché riconoscere una voce vuol dire intimità, frequentazione. Riconoscere una voce vuol dire raccontare di una persona che già abita dentro di me, una persona desiderata come l'amata del Cantico dei Cantici: fammi sentire la tua voce, prima delle tue parole... Io ti riconosco dalla voce!

Ascoltano la mia voce e mi seguono
Gesù non dice: mi obbediscono, ma mi seguono. Perché seguire è molto di più. Seguire significa percorrere la stessa strada di Gesù, uscire dal labirinto del non senso, vivere non come esecutori di ordini, ma come scopritori di strade. Vuol dire: solitudine impossibile, fine dell'immobilismo, camminare per nuovi orizzonti, nuove terre, nuovi pensieri.
Chiamati, noi e tutta la Chiesa, ad allenarci alla sorpresa e alla meraviglia per cogliere la voce di Dio, che è già più avanti, più in là!

Perché ascoltare la sua voce?
Ecco la risposta di Gesù: perché io do loro la vita eterna. Ascolterò la sua voce perché, come una madre, Lui mi fa vivere; perché la voce di Dio è pane per me, è vita.

Io do loro la vita eterna
Fermiamo tutta la nostra attenzione su quanto Gesù fa per noi. Lo facciamo così poco... I maestri di quaggiù sono lì a ricordarci doveri, obblighi, comandamenti, a richiamarci all'impegno, allo sforzo, all'ubbidienza. Molti cristiani rischiano di scoraggiarsi perché non ce la fanno. È bene, è salute dell'anima, respirare la forza che nasce da queste parole di Gesù: io do loro la vita eterna. Che vuol dire: vita autentica, vita per sempre, vita di Dio, vita a prescindere. Prima che io dica sì, Lui ha già seminato in me germi di pace, semi di luce che iniziano a germinare, a guidare i disorientati nella vita verso il paese della vita.

Nessuno le strapperà dalla mia mano
La vita eterna è un posto fra le mani di Dio. Siamo come passeri che hanno il nido nelle sue mani. Siamo bambini che si aggrappano forte a quella mano che non ci lascerà cadere. Come innamorati cerchiamo quella mano che scalda la solitudine. Come crocifissi ripetiamo: nelle tue mani affido la mia vita.
Dalla certezza che il mio nome è scritto sul palmo della sua mano, da questa vigorosa certezza, da non svendere mai, che per Dio io sono indimenticabile, che niente e nessuno mai mi potrà separare e strappare via, prende avvio la mia strada nella vita: essere anch'io, per quanti sono affidati al mio amore e alla mia amicizia, cuore da cui non si è strappati, mano da cui non si è rapiti.
(spunti da Ermes Ronchi)

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Le mie pecore ascoltano la mia voce (Gv 10,27)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa f/r per A5)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (21/04/2013)
Io conosco le mie pecore ed esse mi seguono ( Gv 10,27)
(vai al testo)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
Nell'unità del Padre e del Figlio (19/04/2013)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 3.2016)
  di Marinella Perroni (VP 3.2013)
  di Claudio Arletti (VP 3.2010)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione di Giorgio Trevisan)

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