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sabato 2 gennaio 2016

La profondità ultima del Natale: Dio nell'uomo


2a domenica dopo Natale (C)
Siràcide 24,1-4.12-16 • Salmo 147 • Efesini 1,3-6.15-18 • Giovanni 1, 1-18
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

E il Verbo si è fatto carne
La liturgia propone lo stesso Vangelo del giorno di Natale, perché Natale si conquista lentamente. Lo stesso Vangelo, ma con una differenza: mentre a Natale l'attenzione, e l'emozione, erano rivolte alla discesa di Dio nella carne, nel tempo, nella notte, le letture oggi ci suggeriscono il movimento inverso. Si apre per noi come uno sfondamento del tempo verso l'eterno. Ora è la carne che è assunta dalla Parola, il sangue sale verso il cielo, l'uomo verso Dio. E il Verbo si è fatto carne: Dio ricomincia da Betlemme. Colui che aveva plasmato Adamo con la polvere del suolo, diventa lui stesso argilla di piccolo vaso. Da allora c'è un frammento di Logos in ogni carne, qualcosa di Dio in ogni uomo; santità e luce in ogni vita. E nessuno potrà più dire: qui finisce la terra, qui comincia il cielo, perché ormai terra e cielo si sono abbracciati. Nessuno potrà dire: qui finisce l'uomo, qui comincia Dio, perché creatore e creatura si sono abbracciati e, almeno in quel neonato, uomo e Dio sono una cosa sola. Almeno a Betlemme.

A quanti l'hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio
Cristo nasce perché io nasca, perché nasca nuovo e diverso. La sua nascita vuole la mia nascita. Gesù non è venuto a portare un elenco di verità, ma vita da vivere; non ci ha comunicato una teoria religiosa, ma una forza di vita. Ha dato il potere, afferma Giovanni, non la semplice opportunità o l'occasione di diventare figli di Dio, ma il potere, la forza, l'energia, la vitalità per spalancare le porte, per varcare le soglie. Il Verbo come forza in noi. In questa carne Cristo è, in questi dubbi, in questi abbandoni, in questa fatica di credere, in questa gioia di credere. È in noi per dirci: amo la tua solitudine, il tuo cercare, amo le tue lacrime, anche la tua debolezza. Non c'è nulla della tua vita che mi lasci indifferente. Tu mi interessi, con la storia del tuo cuore, con la storia della tua casa. Voglio essere in te come luce e come sole, come strada e come pane, come roccia e come nido.
A quanti l'hanno accolto: Dio non si merita, si accoglie. L'uomo diventa ciò che accoglie in sé, ciò che lo abita. Vita vera è essere abitati da Dio. Ecco la profondità ultima del Natale: Dio nell'uomo.


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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Il Figlio unigenito: è Lui che ha rivelato Dio (cf Gv 1,18)
(vai al testo) - (---> pdf, formato A4, stampa f/r per A5)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
Figli come Gesù e in Gesù (2/01/2015)
Figli della Luce, generati dalla Parola (3/01/2014)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 2015)
  di Luigi Vari (VP 2015)
  di Gianni Cavagnoli (VP 2013)
  di Marinella Perroni (VP 2010)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Claudio Arletti (VP 2008)

(Illustrazione di Giorgio Trevisan)


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