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venerdì 22 agosto 2014

Il compito affidato a Pietro


21a domenica del T.O. (A)

Appunti per l'omelia

Nell'itinerario formativo che i discepoli percorrono alla scuola di Gesù, l'episodio riportato nel vangelo odierno (cf Mt 16,13-20) è di capitale importanza. Lo è per Gesù stesso. L'entusiasmo della folla si è piuttosto raffreddato e molti, anche aderenti, si stanno allontanando da Lui. Gesù desidera "sbloccare" la situazione, puntando sul gruppo dei "fedelissimi". Intende esaminare, verificare il grado di maturità nella fede, che hanno raggiunto vivendo con Lui e provocarli a una più decisa presa di posizione nei suoi confronti.
La prima domanda non è molto impegnativa. È una specie di "sondaggio" di opinione: la gente cosa pensa, cosa dice di Lui? E la gente - così risulta da una facile indagine -manifesta un'alta opinione su Gesù, nutre una grande stima per Lui; ma dimostra di non aver colto la sua posizione singolare, la sua novità e originalità, collocandolo tra i grandi personaggi della storia religiosa di Israele.
A questo punto Gesù imprime una svolta inattesa al dialogo, ponendo ai discepoli una seconda domanda, che è diretta, immediata, coinvolgente: «Ma voi, chi dite che io sia?». "Io chi sono per te, per la vostra comunità?". Non si può sfuggire al carattere personale di questa domanda e alla sua forza di provocazione. Ognuno di noi, infatti, è obbligato a interrogarsi nel suo cuore, non accontentandosi di qualche formula imparata a memoria e ripetuta meccanicamente, ma cercando di capirne il significato profondo.
La risposta che dà Pietro a nome dell'intero gruppo è una stupenda confessione di fede sull'identità di Gesù: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!». Pietro, e con lui i suoi compagni, riconosce che Gesù ha con Dio un rapporto unico e originalissimo che mai nessun uomo della storia ha avuto e avrà.
È "il Cristo", "il Messia", l'unico, ultimo e definitivo Re e Pastore del popolo di Israele, l'Inviato da Dio per dare a questo popolo e a tutta l'umanità la pienezza della vita. L'unico necessario, di cui tutti hanno bisogno: «Il Figlio del Dio vivente!».
Un gruppo sparuto di uomini è arrivato a scoprire nel proprio Maestro il Salvatore promesso e atteso da secoli. Una fede senza dubbio imperfetta e che avrà bisogno di fare ancora molti passi. Gesù, però, non nasconde la sua soddisfazione, la sua gioia, e proclama "beato" il suo discepolo. La fede infatti è segreto e sorgente di felicità!
In questa scoperta dell'identità del Maestro da parte dei discepoli, Gesù vede l'intervento gratuito del Padre, dove «né carne né sangue», né capacità o intelligenza umane, lo hanno rivelato, ma «il Padre mio che è nei cieli». Ogni progresso nella fede, ogni atto di fede in Gesù è dono del Padre che ci "attira" a Gesù e ci rende "beati".

In risposta alla confessione di Pietro, ora Gesù a sua volta rivolge a Pietro una parola che riguarda la sua persona e il compito che Dio gli assegna. Prima lo ha chiamato «Simone». Ma ora: «...io ti dico: tu sei Pietro». Gli dona un nome nuovo, indicandogli così la nuova realtà che lo riguarda, la sua vocazione nuova: essere «Kepha», cioè "Roccia". Così viene chiamato Simone di Giovanni: "Kephas" o "Pietro". Per i primi cristiani era importante non perdere di vista il significato dell'appellativo dato da Gesù a Simone. L'affermazione di Gesù, allora, doveva essere: "Tu sei roccia e su questa roccia edificherò la mia Chiesa", la comunità convocata e riunita davanti al Signore col Messia Gesù. È la famiglia di coloro che credono in Gesù come Pietro e insieme con Lui. Essa viene paragonata a un edificio che Gesù innalzerà su un fondamento, la persona di Pietro a cui Dio ha donato la vera confessione di fede.
Pietro con la sua presenza, con la sua attività evangelizzatrice e di governo, ma in primo luogo con la sua confessione di fede, col suo servizio di custodire e guidare la comunità nella vera fede in Gesù, assicurerà alla Chiesa l'unità e la durata. Ma Pietro non opererà per virtù propria. Egli rappresenta, cioè "rende presente", la vera "roccia" e "pietra angolare" che è Gesù.
E «le potenze degli inferi non prevarranno su di essa»… Le forze della morte e del "maligno", la potenza del male e della caducità, che travolge ogni realtà terrena, non demoliranno la Chiesa.
Ed infine, con una nuova immagine, Gesù esplicita il compito di Pietro: «A te darò le chiavi del regno dei cieli…». Gli è dato l'incarico, non di essere il portinaio del Paradiso, bensì il responsabile, l'amministratore e rappresentante del Padrone di casa (cf Is 22,22), cioè Gesù.
Con il compito poi di "legare e sciogliere", gli viene conferito il potere di "vietare e permettere", di "accogliere nella comunità ed escludere, condannare e assolvere". Pietro avrà l'incarico di interpretare in modo autorevole e autentico la rivelazione di Gesù. Questo insegnamento di Pietro è così vincolante che può escludere dalla comunità quelli che non lo seguono e può riammettere in essa quelli che si pentono. Gesù non abbandona la comunità dei credenti a se stessa, ma le dona una guida dotata di grande autorità. Noi cattolici riteniamo che il servizio affidato da Gesù a Pietro continua a essere esercitato dai Vescovi e in modo speciale dal successore di Pietro, il Papa, col quale i Vescovi sono legati in piena comunione.



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Ma voi, chi dite che io sia? (Mt 16,15)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)

Commenti alla Parola:
  di Gianni Cavagnoli (VP 2014)
  di Marinella Perroni (VP 2011)
  di Enzo Bianchi


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