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venerdì 22 marzo 2013

Gioia e dolore!


Domenica delle Palme (C)

Appunti per l'omelia

La liturgia di questa Domenica, delle Palme e della Passione del Signore, ci presenta due grandi scene: la prima di gioia, l'altra di dolore.
Nella prima scena vediamo l'ingresso di Gesù in Gerusalemme, acclamato come re dai discepoli e da una folla entusiasta (Lc 19,28-40). Anche oggi i cristiani, con la medesima esultanza, si stringono al loro Signore, ormai vivo per sempre in mezzo a loro. Gesù entra nella Città Santa per affrontare la sua passione. Tale ingresso, però, è un annuncio della vittoria strabiliante che Egli riporterà sulla morte. I fedeli si associano a Lui per rivivere il suo dramma, con lo sguardo orientato verso il traguardo della risurrezione.
Nella seconda grande scena abbiamo il racconto della passione del Signore secondo Luca, che ha ricevuto questa storia da testimoni oculari, da persone ormai certe che il Crocifisso era risorto, lo avevano incontrato, e consideravano la tragedia finale della sua vita un immenso tesoro da non dimenticare.
Per i credenti, infatti, la storia che Luca narra è una storia unica. Unica perché Colui che ha sofferto tali pene era innocente, come nessun altro mai. Unica perché non era un semplice uomo, ma il Messia, il Figlio stesso di Dio. Unica perché la passione non è stata da Lui subita, ma accettata per amore, in piena lucidità e totale libertà. Unica perché una morte così vergognosa non è stata e non poteva essere un fallimento definitivo, ma è sfociata nella risurrezione e nella vita gloriosa.
In particolare l'evangelista, nel raccontare l'esperienza di Gesù sul monte degli Ulivi, mette in luce la "passione interiore" di Gesù. È l'ora in cui Satana sferra l'attacco decisivo contro di Lui. Mai come in questo momento la tentazione è stata così forte. La tentazione di non ubbidire a Dio e di rifiutare il suo progetto. Ciò che opprime Gesù è il terribile problema: perché la morte violenta? Può essere questo il programma di Dio? Gesù lotta contro la tentazione, con una tensione sino allo spasimo. Egli appare come l'atleta che ingaggia una lotta dura e "suda sangue" nello sforzo sovrumano del combattimento e vince, sostenuto dalla preghiera: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22,42). Nella preghiera Egli trova la forza per superare la tentazione, rimanendo fedele a Dio e accettando la passione. Una preghiera che rivela il suo rapporto intimo e personale con Dio, con il Padre, che è l'Abbà, il Papà. È lo stesso rapporto che Gesù propone al discepolo quale segreto per uscire vincitore da ogni prova: «Pregate per non entrare in tentazione» (Lc 22,40).
Dal monte degli Ulivi al «luogo chiamato Cranio»: è il culmine della Passione di Gesù, della sua sofferenza fisica e interiore. Ma sulla croce Egli, in quello strazio infinito, è più che mai la figura dell'Orante. Luca, al posto del grido di abbandono di Marco e di Matteo, riporta parole di perdono: «Padre, perdonali…», dove manifesta ancora di più il suo rapporto personale con suo "Padre" e la sua magnanimità nel perdonare le offese. Lo aveva insegnato e ora ne dà l'esempio di persona.
Nel momento del dolore più forte Gesù non si ripiega su se stesso, non pensa a se stesso, ma si preoccupa degli altri, che sono poi i suoi uccisori, e su di essi invoca il perdono proponendo l'attenuante della "seminfermità mentale": «...non sanno quello che fanno». Così anche nel colloquio con il ladrone, Gesù recupera e salva una vita sciupata e perduta…
E le ultime parole di Gesù, l'ultimo suo grido:«Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46). Egli offre al Padre la propria vita tutta trascorsa nel compiere la sua volontà fino al dono totale di sé nella morte. E Gli chiede di accoglierlo con sé.
La morte, che per l'uomo è estrema lacerazione e solitudine, per Gesù è l'incontro col Padre, è come l'addormentarsi del figlio nelle braccia del suo papà.
Il massimo dolore, espressione del massimo amore!



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Veramente quest'uomo era giusto (Lc 23,47)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)

Commenti alla Parola:
  di Marinella Perroni (VP 2013)
  di Claudio Arletti (VP 2010)
  di Enzo Bianchi


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