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venerdì 19 novembre 2010

Il nostro Re, lo riconosce chi ama

21 novembre 2010 – Cristo Re - 34a dom. del T. Ord. (C)

Parola che si fa vita

Benedetto colui che viene nel nome del Signore (Mt 11,9)


In una visione più ampia, la storia di tutti noi, con i suoi smarrimenti e contraddizioni, zone d'ombra e squarci di luce, arriva a questo centro nodale: Gesù Cristo, Re, principio e fine di tutto, "tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui".
"È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio", dice Paolo: liberati da un re 'perdente'.
Il Vangelo di oggi ha come teatro il Calvario: al centro si staglia non un trono maestoso, ma una croce, il patibolo degli schiavi. Dove c'è la croce, non c'è posto per i segni della forza. Per questo Gesù Cristo vuole essere riconosciuto quale Re unicamente attraverso una adesione libera, senza alcuna costrizione o imposizione: è solo una questione d'amore.
Questi è il nostro re. Lo riconosce chi ama: la madre del condannato, le donne, Giovanni. Lo riconosce il ladrone crocifisso con lui che si abbandona alla sua misericordia e ottiene il perdono: "Oggi con me sarai nel paradiso".
Spetta ora, soprattutto a noi cristiani, di impostare la vita in modo nuovo: qualunque sofferenza può diventare un'opportunità di crescita e di salvezza.
Dall'amore viene la luce e la forza di pregare con le parole del Salmo: "Regna la pace, dove regna il Signore".

Testimonianza di Parola vissuta


Con due signorine della parrocchia arrivo da una ragazza in fin di vita che loro assistono: è una prostituta e si chiama Eliete. Sulla porta incontro il medico che sta uscendo. "Padre - mi dice - questa poveretta al massimo avrà due o tre giorni di vita. Stia molto attento però, perché si tratta di una malattia venerea contagiosa". Trovo una diciottenne fisicamente disfatta, con piaghe su quasi tutto il corpo. Eliete mi racconta una storia dolorosissima: senza aver mai sperimentato l'amore vero, è andata a finire sul marciapiede per sopravvivere. Esprime il desiderio di confessarsi per ricevere l'Eucaristia: "Voglio morire come una figlia di Dio, anche se sono una grande peccatrice".
Prima però di darle l'Unzione degli Infermi, ricordando le parole del medico, mi sento come paralizzato dalla paura. Ma una voce mi risuona dentro: Sei sacerdote per tutti, anche per lei. Cerco di vincere il timore di perdere la buona reputazione e faccio il mio dovere. Eliete sorride, è pronta per l'incontro finale, ma non riesco a convincermi che quella creatura debba morire nel fiore degli anni. "E se Gesù ti guarisse, cosa faresti?" le chiedo. "Tornerei a casa dai miei e direi loro che è meglio morire di fame piuttosto che vivere in questo inferno". Chiediamo insieme nel nome di Gesù la grazia della guarigione. Dopo qualche tempo le due persone che l'assistevano mi portano la sorprendente notizia: Eliete è guarita, ha abbandonato per sempre quel luogo di dolore ed è tornata a casa dai suoi.

(E.P., Brasile)


(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola, come proposto in parrocchia)
(vedi Commento alla Parola di Claudio Arletti)



1 commento:

  1. "Regna la pace, dove regna il Signore".
    E' proprio così. Facciamo in modo che Cristo sia il re della nostra vita.
    Un saluto e un abbraccio. :)

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