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domenica 13 aprile 2008

Rocco racconta (morire per la propria gente)


"Morire per la propria gente di quartiere" è un’esperienza che ci ha segnati nel profondo. Abbiamo scelto di condividere la situazione delle persone più disagiate della nostra città, andando ad abitare con la famiglia in uno dei quartieri di nuova formazione. La parrocchia era in garage di 45 mt e tutto si presentava come un deserto: le strade sterrate, senza illuminazione pubblica, senza rete idrica né fognaria. Di servizi sociali e trasporti pubblici neache a parlarne. Sono stati dieci anni di vita difficile, ma ora si comincia a vederne i frutti.
Abbiamo cercato di creare con ciascuna famiglia e abitante del quartiere un rapporto di conoscenza e di dialogo, tentando di ricucire lo strappo tra i cittadini e l’amministrazione pubblica. Pian piano i circa tremila abitanti del quartiere sono diventati soggetti attivi nel rapporto con le istituzioni pubbliche attraverso un comitato creato appositamente.
Si è giunti ad ottenere dall’amministrazione regionale lo stanziamento pubblico di una forte somma per il risanamento del quartiere, diventato ora un quartiere-pilota, che ha dato vita ad attività formative per i rappresentanti di tutti i comitati di quartiere della città.

Da alcune domenica ci siamo trasferiti nei nuovi locali che la Regione Sicilia ha costruito: un primo lotto con i locali pastorali e la canonica. È venuto il vescovo per la benedizione e l’inaugurazione: c’è stata grande festa per un evento che a Gela aspettavamo da molti anni. Si può solo immaginare la grande emozione e commozione.

1 commento:

  1. E' stata una bella avventura nella quale la "passione cristiana" si è fusa con i bisogni reali dei fratelli. Insieme avete sofferto e avete lavorato per contribuire a costruire qualcosa di bello. C'è bisogno di tanti "Rocco" che sporcandosi le mani si assumano la responsabilità di lavorare e testimonianre che "insieme" si può fare del bene per tutti.

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