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venerdì 21 luglio 2017

Preoccuparsi non della zizzania, ma di avere un amore grande per la vita


16a domenica del Tempo ordinario (A)
Sapienza 12,13.16-19 • Salmo 85 • Romani 8,26-27 • Matteo 13,24-43
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?
C'è un campo nel cuore in cui intrecciano le loro radici, spesso inestricabili, il bene e il male: nessuno è solo zizzania, nessuno puro grano. La parabola racconta due modi di leggere e lavorare il cuore. Il primo è quello dei servi che fissano l'attenzione sulla zizzania: «Da dove viene? Vuoi che andiamo a raccoglierla?» Il secondo è quello del padrone del campo che ha invece gli occhi fissi al buon grano: «Non raccogliete la zizzania, per non sradicare anche il grano: una sola spiga conta più di tutta la zizzania».

Quale dei due sguardi è il nostro? Quello opaco e triste dei servi che vede il mondo e le persone invasi dal male, che giudica con durezza manichea? Quello positivo e solare del signore del campo che intuisce, dovunque, spighe, pane e mietiture fiduciose, e che ha messo la sua forza nella mitezza?

Vuoi che andiamo a raccogliere la zizzania?
«Non strappate la zizzania». Noi abbiamo sempre una violenta fretta di moralizzare e mettere a posto. L'uomo infantile che è in noi grida: strappa via da te, e soprattutto intorno a te, ciò che è puerile, fragile, difettoso. Il signore del campo suggerisce: preoccupati del buon seme, ama i tuoi germi di vita, custodisci ogni germoglio. Tu non sei le tue debolezze, ma le tue maturazioni; l'uomo non coincide con i suoi peccati, ma con le potenzialità di bene.

Il vero esame di coscienza è leggere la vita con quello sguardo divino che cerca non l'assenza di difetti, illusione inutile e spesso mortifera, ma la fecondità come etica della vita. Impariamo a vedere ciò che di vitale, di bello, di promettente Dio ha seminato in noi (non è orgoglio, ma responsabilità); facciamo sì che porti frutto, che ogni granellino di senapa cresca con il dono di attrarre e accogliere vite, che ogni pizzico di lievito abbia il tempo per sollevare e rialzare i giorni inerti.
Facciamo nostra l'attività positiva, solare, vitale del Creatore che per vincere le tenebre accende ogni giorno il suo mattino, per muovere la massa immobile vi nasconde il lievito. Preoccupiamoci non della zizzania, dei difetti, delle debolezze, ma di avere un amore grande, ideali forti, desideri positivi, una venerazione profonda per le forze di bontà, generosità e coraggio che la mano viva di Dio semina in noi. Facciamo che esse erompano in tutta la loro bellezza, in tutta la loro potenza, e vedremo le tenebre ritirarsi e la zizzania senza più terreno. E tutto il nostro essere maturare nel sole.

(spunti da Ermes Ronchi)

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Lasciate che la zizzania e il grano crescano insieme (Mt 13,30)
(vai al testo…)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata:
 Il regno dei cieli è simile al lievito (Mt 13,33) - (20/07/2014)
(vai al testo…)
 Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza (Rm 8,26) - (10/07/2011)
(vai al testo…)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Non siamo una comunità di "perfetti" (18/07/2014)

Commenti alla Parola:
  di Cettina Militello (VP 6.2017)
  di Gianni Cavagnoli (VP 6.2014)
  di Marinella Perroni (VP 6.2011)
  di Enzo Bianchi

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