Al termine di questa giornata nella quale il Papa Benedetto XVI ha aperto l'Anno della Fede, faccio mie alcune sua parole pronunciate all'omelia della messa di apertura, perché mi indicano il senso profondo di questo impegno personale e comunitario, di una speciale "diaconia" da vivere per essere segno di quella speranza che non delude:
«Se oggi la Chiesa propone un nuovo Anno della fede e la nuova evangelizzazione, non è per onorare una ricorrenza, ma perché ce n'è bisogno, ancor più che 50 anni fa! … In questi decenni è avanzata una "desertificazione" spirituale... È il vuoto che si è diffuso. Ma è proprio a partire dall'esperienza di questo deserto, da questo vuoto che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi uomini e donne. Nel deserto si riscopre il valore di ciò che è essenziale per vivere; così nel mondo contemporaneo sono innumerevoli i segni, spesso espressi in forma implicita o negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita. E nel deserto c'è bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indicano la via verso la Terra promessa e così tengono desta la speranza».
E la strada maestra per attuare quanto proposto è la "via del fratello". L'amore per ogni uomo ed ogni donna che incontro nella giornata della vita e trasmettere ad ognuno almeno un briciolo di quella luce che ha invaso l'anima mia e di molti.
A questo proposito scrive, tra l'altro, Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, per la giornata di oggi: «L'umanità ha bisogno di incontrare Dio attraverso l'amore dei fratelli. È questa la via di evangelizzazione intuita da Chiara Lubich e fatta propria dai membri dei Focolari: un impegno vissuto nel quotidiano, a fianco delle persone, teso a realizzare sempre e ovunque la preghiera di Gesù al Padre, "Che tutti siano una cosa sola", a fare, cioè, già in questo tempo, dell'umanità, un'unica famiglia».
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