46a Giornata delle Comunicazioni Sociali.
Il tema suggerito da Benedetto XVI: Silenzio e parola: cammino di evangelizzazione. (Leggi il messaggio…)
Silenzio e Parola: «due momenti della comunicazione che devono equilibrarsi - scrive il Papa -, succedersi e integrarsi per ottenere un autentico dialogo e una profonda vicinanza tra le persone. Quando parola e silenzio si escludono a vicenda, la comunicazione si deteriora, o perché provoca un certo stordimento, o perché, al contrario, crea un clima di freddezza; quando, invece, si integrano reciprocamente, la comunicazione acquista valore e significato. (…) Il silenzio è parte integrante della comunicazione e senza di esso non esistono parole dense di contenuto».
In questo rapporto tra Silenzio e Parola mi sembra di cogliere in Maria, la Madre di Gesù, l'attualizzazione di ogni diaconia. Maria non ha parlato: poche sono le parole che gli evangelisti riportano di lei. Ella è quel "silenzio" su cui Dio parlò: Silenzio che generò la Parola, il Verbo di Dio.
«Il Dio della rivelazione biblica - scrive ancora il Papa - parla anche senza parole: "Come mostra la croce di Cristo, Dio parla anche per mezzo del suo silenzio. Il silenzio di Dio, l'esperienza della lontananza dell'Onnipotente e Padre è tappa decisiva nel cammino terreno del Figlio di Dio, Parola incarnata. (…) Il silenzio di Dio prolunga le sue precedenti parole. In questi momenti oscuri Egli parla nel mistero del suo silenzio" (Verbum Domini 21). Nel silenzio della Croce parla l'eloquenza dell'amore di Dio vissuto sino al dono supremo».
Gesù sulla Croce, al culmine del suo dolore, nel momento del suo abbandono, in quel "Perché?" senza risposta, «fattosi vuoto, nulla infinito, è la Pupilla dell'occhio di Dio sul mondo e quella del mondo su Dio. Egli perciò è stato il più alto, il divino comunicatore: ha legato il Cielo alla terra e la terra al Cielo» (Chiara Lubich).
È Lui il modello per eccellenza di chi si impegna seriamente in quella evangelizzazione, che i papi hanno definito "nuova", indirizzata agli uomini ad alle donne del nostro tempo: una diaconia della Parola che poggia su quel "nulla d'amore", dono totale di sé, che conduce all'unità.
Belle parole
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