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venerdì 16 marzo 2012

La gioia di sentirsi ed essere amati


4a domenica di Quaresima (B)

Appunti per l'omelia

"Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatti rivivere con Cristo" (Ef 2,4). Frutto di questo rinascere "di nuovo", "dall'alto" (cf Gv 3,3), condizione chiesta da Gesù, nel colloquio con Nicodemo, è il dono della "vita" che il Figlio di Dio ci ha fatto: "per grazia siete stati salvati" (Ef 2,4).
Gesù è venuto in questo mondo decaduto, non "per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui" (Gv 3,17) ed ha portato luce e vita nuova. Attraverso la sua passione e la sua risurrezione, attraverso il suo essere "innalzato" da uno stato di umiliazione e di annientamento (cf. Gv 3,14; Fil 2,5-11), egli ha restituito sanata ogni cosa al Padre, rivelando così la vera sua identità: Parola fatta carne che dà la vita, e vita in abbondanza (cf Gv 10,10).
La gioia che i discepoli sperimentano nell'incontro con Lui, come manifesta anche il carattere di letizia che questa quarta domenica di Quaresima esprime, ha fugato ogni tristezza: "Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l'amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell'abbondanza della vostra consolazione" (cf Is 66,10-11), come canta l'antifona d'ingresso.
"La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie" (Gv 3,19). La luce: discriminante fra chi accoglie il dono della fede e chi preferisce le tenebre quale copertura alle proprie azioni malvagie. Ma "chi fa la verità, viene alla luce" (Gv 3,21).
La verità, non una astratta e statica nozione, ma la Persona di Gesù, che ha voluto identificarsi con essa (cf Gv 14,6)! Di conseguenza, l'incontro con Lui è sperimentare la ricchezza dell'amore di Dio: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito" (Gv 3,16). Ciò che il Padre ha di più caro, il Figlio, lo ha dato a noi: Colui che è "nel seno del Padre" (Gv 1,18), Colui che è la sua più intima compiacenza (cf Mt 17,5), lo ha donato al mondo, a noi, a me, con tutte le conseguenze che questo dono comporta, la morte.
Essere donato e donarsi: essenza di un Dio che è Amore, identità vera del discepolo si vuole conformare al Maestro, "che non è venuto per essere servito ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti" (Mt 20,28; Mc 10,45).
Antitesi della "malvagità" delle opere ci tengono prigionieri nelle tenebre!
Ma il "fare la verità", cioè essere nell'amore, esprime quella diaconia che fa del credente un punto luminoso nella notte presente.



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio (Gv 3,16)
(vai al testo) - (pdf, formato A5)

Commenti alla Parola:
di Marinella Perroni (VP 2012)
di Claudio Arletti (VP 2009)
di Enzo Bianchi



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