Pensando a San Giovanni della Croce, di cui oggi facciamo memoria, alla sua esperienza mistica, alla sua notte oscura, al suo "Nada", mi sono chiesto come poter rendere attuale questo incontro con Dio e come arricchire la spiritualità diaconale (che è rivolta al servizio dei fratelli, a Dio nei fratelli che siamo chiamati a servire e che incontriamo amando i fratelli) con i frutti di cui parla San Giovanni della Croce, ed animare una comunità dove si possa sperimentare la Luce di Cristo.
Questo essere "nulla", questo "annullarsi" per amore nel fratello, questo "farsi uno" con lui e condividere ogni suo dolore ed ogni sua gioia, mi pare possa essere una strada percorribile ed adatta a tutti.
Mi è di luce, a questo proposito, uno scritto di Chiara Lubich:
«San Giovanni della Croce […] arrivò a disporre la sua anima nella migliore disposizione perché Dio la riempisse. Infatti egli con la sua notte oscura fu il polo negativo che unito a Dio – polo positivo – fa splendere o scaturisce la Luce in sé.
Noi invece siamo polo negativo e polo positivo tra fratelli. […] Il loro contatto dà la Luce di Gesù fra essi e quindi in ambedue. Noi portiamo davvero il Regno di Dio sulla terra. Infatti Dio è fra noi e attraverso noi questa corrente d'amore (che è la corrente dell'Amore trinitario) passa per il mondo in tutte le membra del Corpo Mistico, tutta illuminando».
(Chiara Lubich, citato in "Nuova Umanità", n° 196/197, p.510).
(Foto: Barisani, "Luce nella notte", tecnica mista su tela, 2002, 80x100).
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