II domenica di Avvento (B)
Appunti per l'omelia.
Nell'attesa della manifestazione del Signore Gesù (cf. 1Cor 1,7), facciamo di tutto perché Dio ci trovi in pace, senza colpa e senza macchia (cf. 2Pt 3,14).
Al Dio che viene, presentiamo noi stessi in un cammino di conversione del cuore che esprima nell'oggi che ci è dato il tutto di Dio.
L'invito che ci viene rivolto da Giovanni Battista è di preparare una "dimora" a quel Dio-Uomo che ha deciso di prendere su di sé tutto di noi; a Qualcuno che è più grande di noi, ma che si è fatto l'ultimo di noi per renderci degni di essere come Lui.
Il suo infatti è un battesimo nello Spirito Santo, un'immersione nella massima espressione dell'Amore della Trinità, la morte del Figlio; quella morte che è massima espressione di Vita.
È la speranza che viene annunciata al mondo, oggi!
È essere "voce" che grida nel deserto dell'oggi, perché la Parola prenda carne in noi e fra noi, affinché questa umanità diventi dimora del Dio-con-noi.
È affascinante questa missione del Battista: una "speciale diaconia" che prepara i cuori all'incontro col Cristo e dispone la comunità ad essere carità concretamente vissuta che esprime, pur nella sua diversità, una unità feconda, dove "ogni valle è innalzata, dove ogni monte ed ogni colle sono abbassati ed il terreno accidentato si trasforma in piano e quello scosceso in vallata; dove si potrà sperimentare la gloria del Signore e tutti insieme la potranno vedere, perché così il Signore ha disposto" (cf. Is 40,4-5).
È il segreto di ogni diaconia: carità concreta che conduce all'unità!
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