Questo Blog continua nella nuova versione
venuto per servire
(clicca qui per entrare)


venerdì 7 ottobre 2016

La fede: libera risposta all'amore di Dio


28a domenica del Tempo ordinario (C)
2Re 5,14-17 • Salmo 97 • 2 Timoteo 2,8-13 • Luca 17,11-19
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Gli vennero incontro dieci lebbrosi…
Appena li vide...

Dieci lebbrosi all'ingresso di un villaggio, nove giudei e un samaritano insieme. La sofferenza li ha uniti, la guarigione li separerà. Insieme pregano Gesù ed egli: appena li vede... Notiamo il dettaglio: subito, senza aspettare un secondo di più, appena li vede, con un'ansia di guarirli.

Gesù disse loro: Andate a presentarvi ai sacerdoti. E mentre andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio…

Sono purificati non quando arrivano dai sacerdoti, ma mentre camminano, sui passi della fede.
Nove dei guariti non tornano: scompaiono nel vortice della loro felicità, dentro gli abbracci ritrovati, ritornati persone piene, libere.
Unico, un eretico straniero torna indietro e lo fa perché ascolta il suo cuore, perché intuisce che la salute non viene dai sacerdoti, ma da Gesù; non dall'osservanza di leggi e riti, ma dal rapporto vivo con lui. Per Gesù conta il cuore e il cuore non ha frontiere politiche o religiose.

La tua fede ti ha salvato!
Questa ultima parola è il centro del brano. Nove sono guariti, ma uno solo è salvato. Per fede.
Nel racconto possiamo distinguere i tre passi fondamentali del cammino del credere:
ho bisogno - mi fido - ringrazio e mi affido.
La fede nasce dal bisogno, dal grido universale della carne che soffre, dalla nostra fame di vita, di senso, di amore, di salute, quando non ce la fai e tendi le mani. Poi «mi fido». Il grido del bisogno è ricco di fiducia: qualcuno ascolterà, qualcuno verrà, già viene in aiuto. I dieci si fidano di Gesù e sono guariti. Ma a questa fede manca qualcosa, una dimensione fondamentale: la gioia di un abbraccio, una relazione, una reciprocità, una risposta.

Il terzo passo: ti ringrazio è compiuto dallo straniero. Il poeta Turoldo scrive: io vorrei dare una cosa al mio Signore, ma non so che cosa... ecco, la vita che mi hai ridato, te la rendo nel canto.
Allora corro da lui, mi stringo a lui, come un bambino alla madre, come l'amato all'amata, quando ciascuno mette la propria vita, e i sogni e il futuro, nella mani dell'altro.
Tutti hanno ricevuto il dono, uno solo ha risposto. La fede è la libera risposta dell'uomo al corteggiamento di Dio. Ed entrare in contatto con la madre di tutte le parole religiose: «grazie». Voglio fare come quello straniero: inizierò la mia giornata tornando a Dio con il cuore, non recitando preghiere, ma donandogli una cosa, una parola: «grazie». E lo stesso farò poi con quelli di casa. Lo farò in silenzio e con un sorriso.

(spunti da Ermes Ronchi)

-------------
Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Uno tornò indietro lodando Dio (Lc 17,15)
(vai al testo)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (13 ottobre 2013)
Gesù, Maestro, abbi pietà di noi (Lc 17,13)
(vai al testo…)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
La fede che salva (11/10/2013)

Commenti alla Parola:
  di Cettina Militello (VP 8.2016)
  di Marinella Perroni (VP 8.2013)
  di Claudio Arletti (VP 8.2010)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione di Giorgio Trevisan)

Nessun commento:

Posta un commento