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venerdì 9 settembre 2016

Dio è in cerca di me, l'amato perduto


24a domenica del Tempo ordinario (C)
Esodo 32,7-11.13-14 • Salmo 50 • 1 Timoteo 1,12-17 • Luca 15,1-32
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo…
Le tre parabole della misericordia sono davvero il Vangelo del Vangelo! Sale dal loro fondo il vero volto di Dio, ed è la più bella notizia che potevamo ricevere.
Gesù accoglieva i peccatori e mangiava con loro. E questo scandalizzava i farisei: Questi peccatori sono i nemici di Dio! E Gesù per tre volte a mostrare che Dio è amico di quanti gli sono nemici. Pubblicani e prostitute sono lontani da Dio! E quindi sono da evitare… Ma Gesù racconta che Dio è vicino a quanti si sono perduti lontano.

Scribi e sacerdoti si ribellano a questa idea di Dio. Loro pensano di conoscere, di circoscrivere i luoghi di Dio: Dio è nel tempio, nell'osservanza della legge, nei sacrifici, nella religione, nella penitenza. E Gesù abbatte tutti questi recinti: Dio è nella vita, là dove un figlio soffre e si perde, è nella paura della pecora smarrita, è accanto all'inutilità della moneta perduta, nella fame del figlio prodigo. I farisei, i moralisti dicono: troverai Dio come risultato dei tuoi sforzi. Gesù dice: sarà Dio a trovare te; non fuggire più, lasciati abbracciare, dovunque tu sia, e ci sarà gioia libertà e pienezza.
Le tre parabole sottolineano la pena di Dio che cerca, ma molto di più la gioia quando trova.

Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una…
Ecco allora la passione del pastore, il suo inseguimento per steppe e pietraie. La pecora perduta non torna da sé all'ovile; non è pentita, ma è a rischio della vita; non trova lei il pastore, ma è trovata; non è punita, ma caricata sulle spalle, perché sia più leggero il ritorno.
Un Dio pastore che è in cerca di noi molto più di quanto noi cerchiamo lui. Se anche noi lo perdiamo, lui non ci perde mai.

Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una…
Un Dio donna-di-casa che ha perso una moneta, madre in ansia che non ha figli da perdere, e se ne perde uno solo la sua casa è vuota; che accende la lampada e si mette a spazzare ogni angolo e troverà il suo tesoro, lo troverà sotto tutta la spazzatura raccolta nella casa. E mostra come anche noi, sotto lo sporco e i graffi della vita, sotto difetti e peccati, possiamo scovare, in noi e negli altri, un piccolo grande tesoro anche se in vasi di creta, pagliuzze d'oro nella corrente e nel fango.

…mio figlio era morto ed è ritornato in vita… E cominciarono a far festa
Anche la parabola del figlio prodigo (icona impareggiabile del cuore di Dio che è Padre), come le altre due, terminano con un identico crescendo. L'ultima nota è una gioia, una contentezza, una felicità che coinvolge cielo e terra, che convoca amici e vicini.
Da che cosa nasce la felicità di Dio? Nasce da un innamoramento! Questo perdersi e cercarsi, questo ritrovarsi e perdersi di nuovo, è la trama del Cantico dei Cantici, una trama d'amore. Dio è l'Amata che gira di notte nella città e a tutti chiede una sola cosa: avete visto l'amato del mio cuore?
Sono io l'amato perduto. Dio è in cerca di me. Io non fuggirò più.

(spunti da Ermes Ronchi)

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Mi alzerò e andrò da mio padre (Lc 15,18)
(vai al testo)

Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (15 settembre 2013)
Rallegratevi con me perché ho trovato la mia pecora (Lc 15,6)
(vai al testo…)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
La gioia di Dio che perdona (13/09/2013)

Commenti alla Parola:
  di Luigi Vari (VP 7.2016)
  di Marinella Perroni (VP 7.2013)
  di Claudio Arletti (VP 8.2010)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione di Giorgio Trevisan)

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