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venerdì 4 luglio 2014

I "piccoli", la predilezione del Padre


14a domenica del T.O. (A)

Appunti per l'omelia

Il brano evangelico di questa domenica (cf Mt 11,25-30) si apre con una preghiera di giubilo, di lode che Gesù rivolge a Dio. «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra». Gli ebrei erano educati a "benedire Dio", a lodarlo e ringraziarlo. Anche Gesù "benedice" Dio. Ma qui, in questa sua semplice lode, si coglie subito una grande novità e originalità. Egli si rivolge a Dio chiamandolo Padre, "Abbà", cioè, "babbo", "papà". Così i figli, non soltanto bambini ma anche adulti, chiamavano il padre in famiglia. Per un ebreo era inaudito rivolgersi a Dio con questo appellativo. Ma se Gesù lo fa, ciò è segno della coscienza della relazione filiale che egli ha con Dio, unica ed esclusiva. Il creatore e padrone assoluto del mondo è suo padre, suo papà! E Gesù è felice di suo padre, di come si comporta, di quel che opera. È stupito, è incantato per quello che il Padre fa. E glielo dice. Ed il motivo della sua lode gioiosa e riconoscente è che il modo di agire di suo Padre non rispetta le regole e la logica in vigore presso gli uomini.
Infatti Dio, rivelandosi in Gesù, non ha fatto capire «queste cose», il misterioso rapporto fra il Padre e il Figlio, «ai sapienti e ai dotti», agli scribi e ai farisei, a chi detiene il potere; ma le ha rivelate ai «piccoli», a coloro che, poveri, donne, bambini, pubblicani e peccatori, persone che socialmente e religiosamente non contano, a coloro che hanno aderito a Gesù. I «piccoli», che letteralmente sono gli "infanti", i bambini che non sanno ancora parlare, hanno imparato una parola perché Gesù a loro l'ha insegnata: "Abbà", papà, nel rivolgersi a Dio. Questi "piccoli", in definitiva, sono i discepoli, con Maria, sono quelli che si riconoscono come bambini davanti a Dio, lo riconoscono come Padre, sono i "poveri in spirito" (cf Mt 5,3).
Dio ha offerto la sua rivelazione ai "piccoli" attraverso Gesù, le sue parole, le sue opere, la sua vita: «Nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». Sono i "piccoli" ai quali Dio si rivela attraverso Gesù. L'uomo è così accolto nella comunione d'amore col Padre, nella misura in cui accetta di entrare in comunione con Gesù.
Gesù ci ha detto in che relazione egli sta con Dio e qual è il compito che svolge in favore degli uomini che lo accolgono: rivela loro Dio come Padre. A questo punto rivolge un invito, un appello pressante ad accogliere il suo annuncio, la sua rivelazione, ad accettare Lui come il proprio Maestro: «voi tutti, che siete stanchi e oppressi». Sono i "piccoli", scoraggiati dal peso eccessivo delle osservanze della Legge, ma sono anche tutti quelli che si sentono schiacciati dalle prove e dalle angustie della vita. A tutti, spesso tentati di non rimanere fedeli a Gesù, Egli rivolge tre imperativi: «Venite a me», credete in me, mettetevi in relazione con me, legatevi a me; «Prendete il mio giogo sopra di voi», quel "giogo" superato della Legge mosaica dall'insegnamento di Gesù, dal suo Vangelo; «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore»: lasciatevi istruire da me, ascoltate il mio messaggio, la mia parola, mettetevi alla mia scuola, diventate e rimanete miei discepoli. Perché «il mio giogo è dolce e il mio peso leggero». Anche se le esigenze di Gesù sono molto più radicali di quelle contenute nella Legge di Mosè, tuttavia Gesù l'ha semplificata e concentrata nel comandamento dell'amore, perché "chi ama ha adempiuto la Legge".
Il frutto e la conseguenza dell'ascolto del Maestro Gesù è questo: «Io vi darò ristoro... troverete ristoro per la vostra vita», troverete la suprema realizzazione di voi stessi.



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Sono mite e umile di cuore (Mt 11,29)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)

Commenti alla Parola:
  di Gianni Cavagnoli (VP 2014)
  di Marinella Perroni (VP 2011)
  di Enzo Bianchi



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