14a domenica del T.O. (A)
Appunti per l'omelia
Infatti Dio, rivelandosi in Gesù, non ha fatto capire «queste cose», il misterioso rapporto fra il Padre e il Figlio, «ai sapienti e ai dotti», agli scribi e ai farisei, a chi detiene il potere; ma le ha rivelate ai «piccoli», a coloro che, poveri, donne, bambini, pubblicani e peccatori, persone che socialmente e religiosamente non contano, a coloro che hanno aderito a Gesù. I «piccoli», che letteralmente sono gli "infanti", i bambini che non sanno ancora parlare, hanno imparato una parola perché Gesù a loro l'ha insegnata: "Abbà", papà, nel rivolgersi a Dio. Questi "piccoli", in definitiva, sono i discepoli, con Maria, sono quelli che si riconoscono come bambini davanti a Dio, lo riconoscono come Padre, sono i "poveri in spirito" (cf Mt 5,3).
Dio ha offerto la sua rivelazione ai "piccoli" attraverso Gesù, le sue parole, le sue opere, la sua vita: «Nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». Sono i "piccoli" ai quali Dio si rivela attraverso Gesù. L'uomo è così accolto nella comunione d'amore col Padre, nella misura in cui accetta di entrare in comunione con Gesù.
Gesù ci ha detto in che relazione egli sta con Dio e qual è il compito che svolge in favore degli uomini che lo accolgono: rivela loro Dio come Padre. A questo punto rivolge un invito, un appello pressante ad accogliere il suo annuncio, la sua rivelazione, ad accettare Lui come il proprio Maestro: «voi tutti, che siete stanchi e oppressi». Sono i "piccoli", scoraggiati dal peso eccessivo delle osservanze della Legge, ma sono anche tutti quelli che si sentono schiacciati dalle prove e dalle angustie della vita. A tutti, spesso tentati di non rimanere fedeli a Gesù, Egli rivolge tre imperativi: «Venite a me», credete in me, mettetevi in relazione con me, legatevi a me; «Prendete il mio giogo sopra di voi», quel "giogo" superato della Legge mosaica dall'insegnamento di Gesù, dal suo Vangelo; «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore»: lasciatevi istruire da me, ascoltate il mio messaggio, la mia parola, mettetevi alla mia scuola, diventate e rimanete miei discepoli. Perché «il mio giogo è dolce e il mio peso leggero». Anche se le esigenze di Gesù sono molto più radicali di quelle contenute nella Legge di Mosè, tuttavia Gesù l'ha semplificata e concentrata nel comandamento dell'amore, perché "chi ama ha adempiuto la Legge".
Il frutto e la conseguenza dell'ascolto del Maestro Gesù è questo: «Io vi darò ristoro... troverete ristoro per la vostra vita», troverete la suprema realizzazione di voi stessi.
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Vedi anche:
Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Sono mite e umile di cuore (Mt 11,29)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)
Commenti alla Parola:
• di Gianni Cavagnoli (VP 2014)
• di Marinella Perroni (VP 2011)
• di Enzo Bianchi
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