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venerdì 5 ottobre 2012

Immagine della fedeltà di Dio

27a domenica del T. O. (B)

Appunti per l'omelia

Il tema del matrimonio domina la liturgia di questa domenica. Le parole di Gesù, riportate nel vangelo di oggi, vanno inquadrate nel cammino formativo che il Maestro fa percorrere ai discepoli: che cosa comporta il "seguire" Lui per quanti sono impegnati in un legame coniugale e familiare?
I farisei, nella loro domanda sulla liceità del divorzio, pensano al legame giuridico che per determinati motivi può essere sciolto. Gesù invece sposta l'attenzione sul progetto originario di Dio riguardante il matrimonio. Tale progetto, espresso chiaramente nei testi della Genesi, fanno della persona umana, maschio e femmina, una relazione espressa ad immagine di Dio stesso.
«Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda» (Gen 2,18). L'uomo, l'ha adam, non è ancora "maschio": è una umanità non ancora completa. Manca qualcuno che la renda pienamente se stessa, come Dio l'ha pensata. Così la donna, come uno che sta "di fronte a lui", in rapporto di comunione, non è presentata come il "completamento" dell'uomo, ma entrambi, quali partners e alleati, sono persone già "autosufficienti", in qualche modo complete in se stesse. Il nuovo essere creato è della stessa "pasta" dell'uomo, condivide la stessa dignità, lo stesso destino, la stessa vocazione: ambedue, l'uomo e la donna, sono chiamati a vivere in comunione permanente: «È carne della mia carne»; «I due una carne sola».
I due cioè fonderanno insieme le loro vite, diventeranno una sola esistenza nella distinzione delle persone. "L'io della moglie diventa per amore l'io del marito e viceversa", dice Giovanni Paolo II.
Sono immagine di quel Dio che ha stretto un'alleanza eterna d'amore col suo popolo; alleanza che Gesù ha portato a compimento col sacrificio della sua vita.
I discepoli che si trovano impegnati nel matrimonio sono chiamati a vivere quindi la logica di questa alleanza. Sono chiamati a vivere quella solidarietà senza compromessi e definitiva che Gesù ha vissuto e che lo ha condotto sulla croce, cioè una donazione totale e irrevocabile.
In questa luce le prime pagine della Genesi acquistano tutto il loro significato: è il Signore che ha legato i due in un'alleanza che li coinvolge e impegna le loro persone in maniera definitiva. Immagine di quel Dio che non è solitario, ma pluralità di Persone legate fra loro da un'alleanza eterna e infinita. Egli è un Dio che ama nella fedeltà assoluta.
Allora come una persona può dire "Ti amo!" senza aggiungere "per sempre"? Non può esserci un modo diverso di concepire e vivere l'amore, perché esso è "dono", un dono che Dio offre, un dono da custodire con cura, un dono da implorare continuamente.
Nessuna condanna allora per coloro che non rimangono fedeli a quel "per sempre", ma piuttosto misericordia e solidarietà concreta, senza esitare nella consapevolezza che il disegno sulla coppia, sulla famiglia, in vista della vera felicità dell'uomo, rimane quello che il Signore ha rivelato nei testi della Genesi e che Gesù ha riaffermato con forza nel vangelo.



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto (Mc 10,9)
(vai al testo) - (pdf, formato A5)

Commenti alla Parola:
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Enzo Bianchi


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