Questo Blog continua nella nuova versione
venuto per servire
(clicca qui per entrare)


sabato 28 maggio 2011

Don Alberto Altana


Rileggendo nel numero della Rivista Il Diaconato in Italia (n. 164/165), sui 40 anni al servizio dei diaconi e della diaconia, mi sono soffermato sulla figura del suo fondatore, don Alberto Altana. Apostolo instancabile del diaconato per il rinnovamento della Chiesa post-conciliare.
Rimando ai vari articoli che ho riportato nel mio sito di documenti: Don Altana e il diaconato; cenni biografici; e la testimonianza Servi e poveri.
La memoria mi riporta ad alcuni ricordi quando per due volte ebbi la fortuna e la grazia di poter incontrare personalmente don Altana.
La prima a Trieste, dopo quell'estate, alla metà degli anni '80, così importante per la mia vita, quando ho sentito la chiamata al diaconato (Ho raccontato qualcosa all'inizio di questo blog).
Ad un paio di settimane dal mio primo colloquio con il delegato vescovile per il diaconato permanente della diocesi vengo invitato ad un incontro riservato a poche persone: i due primi candidati che sarebbero stati ordinati l'anno successivo ed alcuni aspiranti, sei o sette persone in tutto. In quella occasione ho incontrato don Altana per la prima volta. Non ricordo i particolari, ma ho presente l'ambiente, le persone che incontravo per la prima volta e che sarebbero diventati i miei "colleghi" nel diaconato. Ricordo molto bene il momento della messa, celebrata da don Alberto, che abbiamo celebrato alla fine e la percezione che da quel piccolo gruppo di persone avrebbe avuto inizio l'imprevista "avventura" in una "nuova" comunità, quella del diaconato. Era tutto nuovo per me: non erano solo intuizioni o desideri, ma il concretizzarsi di una nuova esperienza.
Qualche anno dopo incontrai nuovamente don Altana in occasione di un ritiro, assieme a molti diaconi del Triveneto. In quell'incontro erano previsti diversi gruppi di riflessione. Io andai dove c'era don Altana. Lì ho potuto gustare tutta la sua sapienza e la sua lungimiranza. Mi restano stampate nell'anima parole che non avevo mai sentito prima, o almeno non espresse in maniera così forte e convincente: ci parlava di una Chiesa che doveva essere "serva e povera". Quel "serva e povera" detto da lui aveva tutto un altro peso, un altro spessore… ed erano dirette a persone chiamate ad essere nella Chiesa "serve e povere", secondo le esigenze del Vangelo.

Ecco un piccolo particolare dell'inizio della mia storia diaconale.


Nessun commento:

Posta un commento