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venerdì 8 ottobre 2010

Gratitudine

10 ottobre 2010 – 28a domenica del Tempo Ordinario (C)

Parola che si fa vita

Si prostrò davanti a Gesù per ringraziarlo (Lc 17,16)



Il Libro dei Re e il Vangelo ci presentano due miracoli di guarigione dalla lebbra. Due fatti che ci sorprendono, perché le due persone "miracolate" non sono né religiose né credenti, ma squisitamente riconoscenti.
Dei dieci lebbrosi guariti del Vangelo, solo il samaritano, considerato un eretico, tornò indietro per ringraziare.
"La tua fede ti ha salvato" dice Gesù. Sì, perché la comunione con Dio passa attraverso la fede. Il nostro grazie sia ora espresso con coerenza: l'amore di riconoscenza a Dio e fatti concreti di amore al prossimo.
L'uomo della riconoscenza è l'opposto dell'individuo che rivendica, pretende, reclama. Sperimentiamo quindi la vita come un ricevere e non un pretendere.
Quale lezione!
Purtroppo ai tanti doni ricevuti, forse ritenuti un diritto, è mancato l'amore di riconoscenza a Dio, ai fratelli e alle sorelle. Tutti abbiamo un compito "eucaristico": fare memoria dei doni e meraviglie regalatici e dire con gioia: grazie!


Testimonianza di Parola vissuta


«Era l'inizio di giugno quando, in seguito all'asportazione di un neo, la "strana cosa" asportata risultò un melanoma maligno, un tumore per il quale purtroppo si muore con incidenza molto elevata. Sono sempre stata consapevole del fatto che la salute è un dono preziosissimo. Però talvolta, presi dalle attività quotidiane, si perde di vista ciò che è importante davvero e si va avanti... fino a che non arriva un annuncio e i problemi di ogni giorno tornano come per magia al loro posto, ad avere la loro relativa importanza».
E la battaglia di Serena ha inizio, appena dopo la sorpresa mozzafiato e il primo senso di vertigine.
«Nonostante tutto, mi scoprivo fortunata: una famiglia bellissima mi aveva trasmesso una fede che mi insegnava a cogliere il positivo in ogni cosa e mi permetteva di affrontare ogni ostacolo; non solo, ma avevo un vero "esercito" a disposizione: tante persone che erano vicine ai miei e pregavano per me intensamente, pur magari conoscendomi appena».
Nella sua lotta quotidiana con la malattia, Serena, guardando oltre la propria soglia, si sente spinta a pregare per altri che riconosce ancora più sofferenti e abbandonati. La giovane età fa il resto, la famiglia l'accompagna e il dolore cede ad una gioia composta e lieve, assolutamente incomprensibile per chi non sa. «È stato quando sono riuscita ad accettare quello che mi stava accadendo e qualsiasi cosa Dio avesse in serbo per me».
Nel bussare a molte porte, Serena fa tesoro della testimonianza di persone speciali. Poi l'incontro con l'amore di Andrea: quanti doni ancora! Manca però un tassello del mosaico: dopo altri approfondimenti in vari ospedali si giunge ad una nuova diagnosi. Il tumore è invece un "neo benigno". Sollievo, gratitudine immensa e un pensiero: «Questi mesi mi hanno insegnato tanto e mi hanno anche dato tanto. Anche se può sembrare strano a dirlo, sarei disposta a riviverli per sentirmi così amata e così vicina a Dio, così vicina a quel mistero che dà un senso alla nostra vita».



(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola, come proposto in parrocchia)
(vedi anche Commento alla Parola di Claudio Arletti)



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