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domenica 14 giugno 2009

Quel "mangiare"...


In questo giorno nel quale celebriamo il Corpo e il Sangue di Gesù mi viene in risalto quell'invito (e forse più che un invito!) a "mangiare" di Lui. Alla nostra sensibilità fa un certo effetto quel verbo che ci rimanda ad una qualche azione di cannibalismo, per cui si preferisce l'espressione "nutrirci di Lui", che in contesti particolari risulta magari più adatto, forse perché poniamo l'attenzione già direttamente sull'effetto di questo mangiare: si mangia e quindi ci si nutre. Questo nutrirci però non si esaurisce nel semplice "mangiare" materiale, ma coinvolge tutto un contesto di vita.
Eppure Gesù ha detto "Prendete e mangiate… prendete e bevete…". Anzi, in altra occasione (cfr. Gv 6,22-66) ha proprio stigmatizzato che chi non mangia la sua carne e non beve il suo sangue non avrà la vita in sé. Di fronte alla perplessità degli astanti che lo accusavano in un certo senso di cannibalismo ("come può costui darci la sua carne da mangiare?"), "molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui". Il mistero è grande! Ma a questo siamo chiamati…
Dopo aver compreso veramente cosa significhi quel "mangiare" e quel "bere", allora potremo anche andare oltre al fatto materiale ed entrare così nella "realtà" a cui il "segno", il sacramento, ci rimanda.
Mi ha colpito, nel commento di Claudio Arletti, la sua osservazione sull'azione rituale del bere il sangue della vittima: «Con l'offerta del vino in quanto sangue dell'alleanza Gesù rompe un fondamentale divieto veterotestamentario. Non si può bere il sangue di un essere vivente perché il sangue è la vita e la vita appartiene a Dio. L'interdetto risale addirittura all'alleanza noachica. Ma qui tutto muta. Dobbiamo bere il sangue perché, ancora, in noi, scorra quella stessa vita. L'eucaristia è una sorta di trasfusione».
Per me, per noi, quel "mangiare" e quel "lasciarsi magiare" mi riporta a quell'assimilazione totale che opera la carità, quando ti immedesimi a tal punto col prossimo, che il "farsi uno" è veramente "essere l'altro"; ed il "bere il sangue" è veramente il prezzo per questa unità.


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