Venerdì scorso il Santo Padre ha dato inizio all'anno sacerdotale.
Sento personalmente che questo è un anno di grazia non solo per i sacerdoti (e quindi per tutta la chiesa in genere), ma anche per i diaconi, chiamati ad una collaborazione così stretta col sacerdozio da essere incorporati nell'unico sacramento dell'ordine.
Mi sono chiesto spesso quale fosse il vero "punto di incontro", tra il sacerdote e il diacono, ambedue segni sacramentali di Cristo Capo e Servo.
È in Gesù in croce, nel mistero del suo abbandono, che vedo questo "annello di congiunzione". È in questo mistero di Gesù che prende forma distintamente il ministero ordinato, che si incarna nella realtà del sacerdote e del diacono: due facce della stessa medaglia, due modi di essere dello stesso Gesù.
Ambedue (sacerdote e diacono) sono nella loro persona figura sacramentale di Gesù che si offre al Padre quale vittima di espiazione per i nostri peccati.
Gesù nel momento del suo estremo sacrificio è sacerdote della nuova ed eterna Alleanza. Quando esprime ciò pienamente? Nel culmine del suo dolore, nel suo abbandono.
Gesù abbandonato è Gesù "Sacerdote", mediatore, pontefice che ristabilisce l'unità dell'umanità con Dio e in se stessa. Gesù abbandonato è lo strumento del Padre per l'attuazione del suo progetto di unità.
Il sacerdote è segno sacramentale di questo essere di Gesù; segno sacramentale dell'uno.
Per quanto riguarda il diacono, anch'egli è segno sacramentale di Gesù, di Colui che ha dato la vita in riscatto per molti (cf. Mt 20,28). Il diacono esprime la sua natura in quanto è segno di Cristo Servo, del Servo di Jahvè, dal volto sfigurato (cf. Is 53,12s; cf. Is 50,6), ridotto a verme e non uomo (cf. Sal 22,7); ridotto a nulla.
È questo "nulla d'amore" che caratterizza Gesù abbandonato, segno dell'Amore del Padre.
Ed è questo "nulla d'amore" vissuto nella propria persona che il diacono è reso capace, sostenuto dalla grazia sacramentale, di rendere efficace la propria diaconia nella costruzione del Corpo di Cristo.
Il diacono è se stesso se è questo "nulla d'amore", come Gesù abbandonato.
Il sacerdote e il diacono formano, nel loro rapportarsi "trinitario", l'icona dell'unico Cristo che si è "spogliato" di tutto, nascondendo la sua divinità ed assumendo la nostra natura mortale, rigenerandola.
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