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venerdì 25 luglio 2008

Ho trovato un tesoro!

27 luglio 2008 – 17a domenica del Tempo ordinario (A)

Parola da vivere


Trovata una perla di grande valore,
vende tutto e la compra
(Mt 13,46)


Gesù vuol farci capire il valore del Regno di Dio che è poi il valore di Gesù stesso. Di fronte al Regno siamo chiamati a deciderci per ciò che vale.
Innanzitutto viene in evidenza che il Regno è una realtà di grande valore e di rara bellezza. Gesù ci dice che non basta cercare e trovare; occorre decidere. E il motivo della decisione è la "gioia", la passione per il tesoro. L'amore per Gesù rende relativo il resto, e liberi di camminare verso la felicità. Il Dio nel quale crediamo ci dà gioia.
Gesù è il tesoro nascosto e la perla preziosa: chiunque, presto o tardi, lo trova, sia che non lo cerchi come il contadino, sia che lo cerchi come il mercante. Ma quando si è trovato, importante è vendere, è staccarsi dal resto perché Lui diventi il centro, il "tutto" della vita. La gioia di averlo incontrato è la forza per decidere di raggiungerlo.
L'amore porta a decidere: toglie ciò che non conta per amore di ciò che conta. Ben sappiamo che le perle di grande valore si trovano in profondità. Viviamo, guidati da questa parola, in profondità la nostra vita. Non "sopra-vivere", ma "vivere-dentro", come diceva Giovanni Paolo II ai giovani.


Testimonianza di Parola vissuta


Nel corso di una settimana di animazione comunitaria e missionaria, in un paesino del Lazio, un nostro sacerdote missionario è stato accolto con gioia in un centro d'ascolto. È lì per condividere la sua esperienza e la realtà di tanti fratelli poveri, mentre tutti ascoltano con grande interesse.
Tra le persone c'è una bambina di tre anni, anche lei ascolta in silenzio e sembra attenta ad ogni parola. Ad un certo punto p. Roberto vede che la bimba si avvicina alla nonna e le sussurra qualcosa all'orecchio. La nonna sorride e si commuove.
Al termine dell'incontro, nonna e nipotina, si avvicinano al missionario e la nonna gli racconta quanto è accaduto pochi istanti prima: «Sa padre, mia nipotina ha ascoltato quanto lei ci ha detto sui poveri, sulla loro sofferenza e su come hanno bisogno anche delle cose più semplici e normali. Per cui anche lei vorrebbe fare qualcosa per loro. Quando si è avvicinata, mi ha detto: "Nonna, diamo a p. Roberto il mio cappottino per i bambini poveri. lo ne ho due!"».
Nel cuore semplice dei piccoli, l'amore "corre" veloce all'essenziale, i conti si fanno in fretta e condividere quanto si possiede con gli altri diventa presto realtà.

(da "Comunità Missionaria di Vìllaregia")


(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)

venerdì 18 luglio 2008

Il tempo della pazienza

20 luglio 2008 – 16adomenica del Tempo ordinario (A)

Parola da vivere

Lasciate che grano e zizzania
crescano insieme
(Mt 13,30)


Tutti noi, nella nostra vita personale, familiare e del mondo intero facciamo esperienza della presenza del bene e del male. In fondo la storia e ciascuno di noi è simile ad un campo di battaglia. E direttamente, sulla nostra pelle, sperimentiamo che il male non è•solo fuori di noi, ma anche dentro di noi, nel cuore di ciascuno e tra la comunità.
Quante volte vorremmo che la comunità cristiana di cui facciamo parte fosse perfetta, pura e senza difetti; ci angustiamo e ci diamo da fare per sradicare la zizzania che è in noi e attorno a noi. Gesù ci dice che il trionfo del bene sarà solo alla fine e per opera di Dio. Ora è il tempo della pazienza, sua e nostra, che vede il male nostro ed altrui come luogo di misericordia.
Di fronte al male non siamo tenuti ad avere un atteggiamento di indifferenza, ma di misericordia. La zizzania ci impegna a diventare grano buono, simili cioè a Dio che non giudica, non condanna, ma dona e perdona tutto.
L'impegno nostro è di far conoscere il buon grano e vincere il male che incontriamo nel nostro cammino con tutto il bene di cui siamo capaci.

Testimonianza di Parola vissuta

Sento spesso tra noi in parrocchia queste parole: questa persona è "lontana", oppure è "indifferente". Queste parole innalzano un muro. Nessuno è lontano dall'amore di Dio, nessuno è indifferente al bene, al bello, attributi di Dio. Guardo tutte le persone come "già raggiunte dal suo amore". Non si tratta ovviamente solo di parole, ma di mentalità.
Quando uno mi dice che non prega o non va a Messa, che forse non crede, subito io sottolineo: "Tu sei onesto, ami la tua famiglia, fai del volontariato: anche tu vivi il Vangelo!". Questo è lo sguardo di Gesù su ciascuno di noi: uno sguardo che penetra il Cielo e ci mostra l'amore infinito di Dio. E ognuno è già unito a Lui.
Queste parole suscitano un grande fascino: le persone si scoprono già dentro l'Amore di Dio. In tanti ho visto iniziare una nuova ricerca di Lui, poi conversioni e conversioni.

(C.M., Italia)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)

sabato 12 luglio 2008

Prima di accostarmi all'Eucaristia


Ho letto in questi giorni questo passo tratto dalla «Dottrina dei Dodici Apostoli»:

"Nel giorno del Signore, riunitevi, spezzate il pane e rendete grazie, dopo aver confessato i vostri peccati, perché il vostro sacrificio sia puro.
Chiunque invece ha qualche discordia con il suo compagno, non si raduni con voi prima che si siano riconciliati, perché non sia profanato il vostro sacrificio. Il Signore infatti ha detto: In ogni luogo e in ogni tempo mi si offra un sacrificio perfetto, perché un grande Re sono io, dice il Signore, e mirabile è il mio nome fra le genti (cfr. Mt 1, 11. 14)".


Quante volte, prima di accostarmi all'Eucaristia, mi sono chiesto se ero riconciliato con tutti! E quante volte ho dovuto farlo prima! Spesso non è possibile farlo materialmente: in questi casi cerco di rettificare le mie intenzioni e prego per le persone con le quali vorrei essere in piena armonia. Alla prima occasione utile cerco di chiarirmi. Non sempre è facile e non sempre si ottiene il risultato sperato: anche questo fa parte di quella sofferenza che ci viene chiesta per poter essere seguaci credibili del vangelo. Chiedo di non arrendermi e che mi venga data la grazia della pazienza.
Ogni domenica, mentre accolgo le persone alla porta della chiesa prima che inizi la messa, penso che dovremmo essere tutti "riconciliati". Ogni saluto personale, ogni sorriso, ogni richiesta di aiuto per la celebrazione mi danno l'occasione per vivere io per primo quello che viene richiesto a tutti. Con qualcuno poi con cui c'è invece un rapporto di intesa non superficiale, la dichiarazione ad essere testimoni di quell'amore reciproco che Gesù vuole è più esplicita e non di rado sperimentiamo una presenza dello Spirito che si fa sentire su tutta l'assemblea. È proprio vero che ad alcuni è chiesto di essere "lievito" in mezzo all'assemblea per poter far fermentare la massa!
Prima dell'inizio della celebrazione, preparandoci al canto d'ingresso, invito tutti a riscoprire il motivo profondo per cui siamo stati "convocati" e poter così sperimentare la gioia di far parte della stessa "famiglia".

venerdì 11 luglio 2008

Saper vedere

13 luglio 2008 – 15a domenica del Tempo ordinario (A)

Parola da vivere


Beati i vostri occhi perché vedono
e i vostri orecchi perché ascoltano
(Mt 13,16)


Gesù è colui che i profeti e i giusti hanno desiderato ascoltare e vedere; è il dono promesso da Dio.
Noi abbiamo la beatitudine di ascoltarlo e di vederlo nella misura in cui ci avviciniamo a Lui riconoscendo la nostra cecità e la nostra sordità. È lui che ci guarisce quando noi glielo chiediamo.
Tutti noi siamo invitati a compiere un passaggio perché la Parola non resti un mistero, ma diventi beatitudine di chi vede che la promessa di Dio sta per realizzarsi: è necessario aprire il cuore, gli orecchi e gli occhi al Signore, avvicinarsi a Lui e ascoltarlo, pronti a riconoscere la nostra durezza di cuore. Lui c'è; Lui parla: importante per noi avere questa convinzione.
Il Gesù che riceviamo nell'Eucaristia, che ascoltiamo nella parola della Liturgia e della Chiesa è lo stesso che incontriamo nel fratello, nella voce della coscienza, nel fatto che ci capita, nella Parola che leggiamo. Si tratta di chiedere al Signore che apra il nostro cuore, la nostra mente, la nostra vista e l'udito perché possiamo cogliere i segni della sua presenza. Niente capita a caso, ma tutto è dono. Dono di Dio da accogliere e da far fruttificare. Allora anche noi saremo beati perché nella nostra esistenza quotidiana vediamo Lui e lo ascoltiamo.

Testimonianza di Parola vissuta

Sono una mamma di quattro bambini e la mia vita è tutta in casa: preparare i pasti, stirare i vestiti, fare la spesa, lavare e pulire, preparare il lavoro al marito, intervenire nei litigi, aiutare a fare i compiti... Mi annoiavo a ripetere tutti i giorni le stesse cose. Da ragazza poi frequentavo spesso la Messa anche nei giorni feriali e facevo la meditazione tutti i giorni: ora sentivo un po' di rimorso perché mi sembrava di trascurare il Signore.
Una domenica alla Messa ho sentito leggere il Vangelo di Gesù che dice: "Avevo fame e mi hai dato da mangiare, avevo sete e mi hai dato da bere, ero senza vestito, ero malato, ero in prigione... ciò che fai al più piccolo dei miei fratelli lo fai a me". Ho provato tanta gioia e serenità: quante volte al giorno, come mamma, do da mangiare e da bere, vesto, curo, istruisco, correggo, pulisco e metto a posto... Ho cominciato a fare tutte queste azioni, che è mio dovere fare, con più attenzione, pensando di farle a Gesù.
Ora sento di essere sempre con Lui e ogni azione diventa importante, la faccio con maggior cura e mi pesa di meno.

(A.M., Italia)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)

venerdì 4 luglio 2008

Mitezza ed umiltà

6 luglio 2008 – 14a domenica del Tempo ordinario (A)

Parola da vivere

Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita (Mt 11,29)


Gesù è un uomo straordinario; è il nostro Salvatore. Colui che ci rende partecipi della vita divina. Tutti, noi vorremmo fame esperienza profonda, vorremmo conoscerlo.
Il Vangelo di questa domenica ci dice che chi è chiuso in se stesso, nelle proprie capacità e nella propria presunta giustizia, non riesce a comprendere il mistero di Gesù. Non riesce a conoscerlo e ad amarlo. Gesù si fa conoscere come dono gratuito ai piccoli e agli umili. Egli è il Maestro e la Sapienza che insegna a noi assetati di sapere vero: ci fa conoscere Dio come Padre e noi stessi come figli e fratelli. E questo diventa anche il nostro dovere: è vivere il "piacere" di essere figli e fratelli.
Gesù è il mite; è colui che ha il potere di servire e perdonare; è l'umile di cuore, il servo, l'ultimo. Gesù si offre a noi come modello e ci dice che anche per noi questo può, diventare lo stile di vita, che ci fa entrare nel "riposo" del Padre.
Nella settimana che oggi iniziamo mettiamo in pratica questi atteggiamenti: la mitezza e l'umiltà, che ci fanno riconoscere Dio come Padre e il prossimo come fratello.


Testimonianza di Parola vissuta


Eravamo innamorati, mio marito e io, ed era così facile il rapporto tra noi i primi anni di matrimonio. In quest'ultimo periodo però lui è tanto stanco e stressato. In Giappone il lavoro pesa sulle spalle di un uomo come un macigno.
Una sera, tornato dal lavoro, si è messo a tavola per la cena. Ho fatto per sedermi accanto a lui, ma mi ha gridato di andarmene: "Non hai diritto di mangiare, perché non lavori!" Ho passato la notte a piangere, rimuginando di andare via di casa, di separarmi. Il giorno seguente mille pensieri hanno continuato ad assillarmi: "Ho sbagliato a sposarlo, non ce la faccio più a vivere con lui".
Nel pomeriggio ne ho parlato alle amiche con le quali condivido la mia vita cristiana. Mi hanno ascoltato con amore e dalla comunione con loro ho ritrovato la forza e il coraggio necessari per andare avanti. Sono riuscita a preparare ancora la cena a mio marito. Man mano che si avvicinava l’ora del suo rientro aumentava il timore: come reagirà oggi? Ma una voce dentro era come mi dicesse: "Accogli questo dolore, non mollare. Continua ad amare". Ed ecco lui appare sulla porta. Ha portato una torta per me. "Scusami - mi dice - per quanto è successo ieri".

(da "Città Nuova")

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola)

martedì 1 luglio 2008

La parola di Dio, "Parola di Vita" in un mondo in frantumi

Si svolge in Tanzania dal 24 giugno al 3 luglio l'VII Assemblea generale della Federazione Biblica Cattolica, sul tema “La Parola di Dio. Fonte di riconciliazione, giustizia e pace”.
Benedetto XVI ha inviato un messaggio.
Riporto alcuni passi che mi sembrano significativi.

"La Parola di Dio può ripristinare l'umanità nella riconciliazione, nella giustizia e nella pace. È questa la parola di vita che la Chiesa deve offrire a un mondo in frantumi.

Il cristianesimo è la religione della Parola di Dio, «non una parola scritta e muta, bensì incarnata e vivente» (cfr San Bernardo, S. Missus est 4, 11 PL 183, 86). Solo Cristo, Verbo eterno del Dio vivente, attraverso lo Spirito Santo può aprire la nostra mente per comprendere le Scritture (cfr Lc 24, 15; Catechismo, n. 108).

La comunità dei credenti può essere il lievito della riconciliazione, ma solo se «resta docile allo Spirito e rende testimonianza al Vangelo, solo se porta la Croce come e con Gesù» (Omelia nella solennità di Pentecoste, 11 maggio 2008). A questo riguardo, desidero fare mia una riflessione del servo di Dio Papa Giovanni Paolo II, il quale ha osservato: «Come, infatti, annunciare il Vangelo della riconciliazione, senza al contempo impegnarsi ad operare per la riconciliazione dei cristiani?» (Ut unum sint, n. 98). Lasciate che questa osservazione trovi la sua strada anche nelle vostre attività in questi giorni. Possano i vostri cuori essere sempre guidati dallo Spirito Santo nella forza unificatrice della Parola di Dio!
Tutti i cristiani sono chiamati a imitare l'apertura di Maria, che «accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio e portò la vita al mondo» (Lumen gentium, n. 53)".

Il mio (e nostro) "essere" in seno alla comunità, se non è contrassegnato da questa testimonianza di "parola vissuta", vanifica ogni sforzo di evangelizzazione e mi rende sterile, rischiando di finire "calpestato dalla gente" se, come il sale evangelico, perdo il sapore.