Nella contemplazione di questa giornata, in cui si celebra la Santissima Trinità, mi viene spontaneo pensare alla nostra vita, progettata nel disegno divino ad essere attuata e costruita secondo quel divino modello.
Dio ha tanto amato il modo da mandare il suo Figlio unigenito, perché già su questa terra potessimo pregustare in pienezza la possibilità della vita divina (Cf Gv 3,16-17). Sì, perché Gesù, venendo nel mondo ha portato quaggiù il modo di vivere del Cielo.
Per cogliere almeno un po' di questo mistero di Dio, che è Amore, conviene guardare a Gesù.
San Paolo parla di uno "svuotamento" del Verbo, quando Egli non disdegnò di prendere la condizione di servo, né considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio (cf Fil 2,6-8).
Dio perché è amore in sé, è un continuo donarsi, un donarsi totalmente, "da Dio".
Il Padre ama il Figlio, si dona totalmente… si annulla nel Figlio; così il Figlio, nel Padre.
In questo infinito reciproco "svuotarsi", in questo "nulla" di Dio, rifulge l'infinito Amore, lo Spirito.
Gesù nella sua morte in croce, nel mistero del suo abbandono, è il divino modello di questo donarsi reciproco nell'amore, principio di ogni diaconia, fonte di quella carità che porta all'unità.
Così, il discepolo sull'esempio del suo Maestro…
Se amo veramente, se il mio donarmi agli altri è vero, esso è un continuo annullamento di me, un continuo accogliere l'altro, un continuo far spazio all'altro nella mia anima: è uno "svuotarmi" per essere quel pieno che è amore.
Se "non sono", allora "sono", sono amore!
Colgo così nella sua originalità l'invito di Gesù a perdere la propria vita per poterla veramente trovare (cf Mt 10,39).
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