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lunedì 27 gennaio 2014

Sull'esempio di Cristo


È sempre bene richiamare alla mente, per rinfrancare il cuore e la volontà, sulla propria identità, come può essere quella di chi è chiamato alla diaconia ordinata, come, peraltro, per ogni discepolo di Gesù che vive la propria diaconia.
Durante la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, papa Francesco ci ha ricordato che è importante, se non indispensabile, per poter giungere all'unità (dono di Dio e non opera umana!) camminare insieme, pregare insieme, nonostante le nostre diversità, anzi, credendo che proprio queste diversità sono un dono che ognuno deve saper cogliere per sé.
Questo vale per il dialogo con i cristiani di diverse confessioni, ma vale (ed è qui che si gioca la mia credibilità e testimonianza!) anche e soprattutto all'interno delle nostre comunità, parrocchiali od altro.
Mi sono chiesto allora quale fosse la via più appropriata per fare questo tratto di cammino di fede "insieme". Non c'è altro modo: il discepolo sarà come il suo Maestro. Da Lui imparerà la via da percorrere, la verità da annunciale, la vita piena che nasce dalla gioia dell'incontro con Lui. La strada? Quella da Lui percorsa: si è fatto uno di noi!
Scrive san Fulgenzio di Ruspe: «… nel mistero dell'Incarnazione del Signore, … il Figlio di Dio "pur essendo di natura divina, spogliò se stesso assumendo la condizione di servi", cioè "si umiliò facendosi obbediente fino alla morte" (Fil 2,6-8) e si abbassò rendendosi "inferiore agli angeli" (Eb 2,7), senza perdere tuttavia l'uguaglianza della divinità con il Padre… Il Figlio, pur restando uguale al Padre, si è reso inferiore, perché si degnò di diventare simile all'uomo. Egli poi si rese inferiore, quando spogliò se stesso prendendo la condizione di servo».
È bello costatare in Gesù che il suo farsi uno di noi, non gli fa perdere il suo essere Dio: esempio inconfutabile che nell'amore, che tutto dà, noi raggiungiamo la pienezza del nostro essere, la nostra vera identità.
E continua san Fulgenzio: «L'umiliazione di Cristo dunque è il suo stesso annientamento; e tuttavia il suo annientamento null'altro è se non il rivestirsi della condizione di servo. Cristo dunque, pur rimando Dio, Unigenito di Dio, al quale offriamo sacrifici come al Padre, diventando servo si è fatto sacerdote e così per mezzo suo possiamo offrire una vittima viva, santa, gradita a Dio. Tuttavia Cristo non avrebbe potuto essere offerto da noi come vittima, se non fosse diventato vittima per noi. In lui la nostra stessa natura umana è vera vittima di salvezza».
Non c' è altro modo perché il nostro "essere per gli altri" porti quei frutti che possono generare la vita nella comunità degli uomini e la nostra diaconia essere presenza di quella di Cristo.

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