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venerdì 30 novembre 2012

Nell'attesa di quel Giorno


1a domenica di Avvento (C)

Appunti per l'omelia

Il nuovo anno liturgico si apre con un periodo di quattro settimane, in cui la Chiesa si prepara a celebrare nel prossimo Natale la venuta storica di Gesù tra gli uomini. Al tempo stesso essa ravviva un atteggiamento, una dimensione che l'accompagna costantemente nel suo cammino dentro la storia: la dimensione dell'attesa. La Chiesa aspetta, non con paura ma con desiderio ardente e viva fiducia, un futuro che Dio nel suo amore ha promesso e prepara. Questo futuro, che ci sta davanti, verso cui stiamo avanzando, la Chiesa lo chiama "avvento" cioè venuta: la venuta del Signore Gesù.
Il futuro che la Chiesa attende, prima ancora che essere un avvenimento che accade, è una persona che viene, la Persona del nostro Salvatore.
Il brano del vangelo di Luca che ci viene proposto (Lc 21,25-28.34-36) riprende le immagini strane e terrificanti già incontrate in Marco due domeniche fa: non annunciano una catastrofe cosmica, ma intendono presentare un evento straordinario e irripetibile che avrà luogo al termine della storia, la venuta ultima di Cristo gloriosa e visibile a tutti. «Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria» (Lc 21,27). E sarà la fine del mondo attuale, dove trionfano il male e la morte, e sarà la venuta di un mondo nuovo, riempito dalla "gloria", dalla presenza splendente di Dio e di Cristo.
Ma la venuta finale di Gesù viene anticipata in un certo senso per ogni uomo nel momento della sua morte. È in questo momento che si decide la nostra sorte eterna: la comunione definitiva e beatificante col Signore o la lontananza definitiva da Lui. Si vive e si muore una volta sola e nel momento della morte la scelta per Dio o contro Dio diventa irreversibile e immutabile. È il "giudizio", a cui nessuno può sfuggire. Il futuro oltre la morte sarà, per chi avrà vissuto nell'amore l'appartenenza al Signore, "la vita eterna", cioè l'essere per sempre con Gesù nel seno del Padre, immersi in Lui, nel vortice della sua tenerezza, partecipando alla vita della Trinità. Ma se la morte dovesse cogliere l'uomo in una condizione di rifiuto totale nei confronti di Dio, allora la separazione da Lui e dai beati, che godono con Lui, sarebbe lacerante e definitiva.
Ciò spiega l'avvertimento forte e accorato di Gesù: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano...» (Lc 21,34). Egli ci mette in guardia contro il pericolo di adagiarci nel torpore e nelle false sicurezze della vita presente, dimenticando che le realtà essenziali sono altrove.
«Vegliate in ogni momento pregando» (Lc 21,36). È l'invito a tenere desta l'attenzione d'amore a Colui che verrà, ma che già viene e ci incontra già misteriosamente nella sua Parola, nei Sacramenti, nei fratelli. È una vigilanza che esprimiamo nel dialogo della preghiera e nell'operosità dell'amore. Più cresciamo nell'intimità filiale con Dio e nella gioia della comunione fraterna, più siamo in grado di intuire e sperare ardentemente le realtà della vita eterna. Ma se viviamo così, aumenta in noi il bisogno di anticipare nell'oggi e quaggiù la vita di carità che sarà perfetta in Paradiso.
Allora l'invito di Gesù a vegliare pregando è l'invito ad amare. E questo senza tregua: "in ogni momento". Se uno veglia è segno che ama. Ama Dio e quindi prega, in un dialogo con Colui che nel suo amore veglia rivolto incessantemente verso ciascuno di noi. Veglia anche chi è attento al fratello in un amore che non dice mai "basta!" ed è sommamente generoso.
«Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare fra voi e verso tutti» (1Ts 3,12). Parole queste di Paolo che esprimono il contenuto della vigilanza e richiamano alcune proprietà dell'amore: la reciprocità e l'universalità. Un amore, poi, che punta senza sosta a migliorare la sua qualità e intensità in una continua ed abbondante crescita e dono di sé.



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Vegliate in ogni momento (Lc 21,36)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)

Commenti alla Parola:
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Enzo Bianchi



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