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giovedì 5 novembre 2009

Diaconato permanente e stati di vita


È stato pubblicato sul periodico Settimana del 6 settembre 2009, n. 31, la relazione (fatta da Enzo Petrolino, presidente della Comunità del Diaconato in Italia) sul 22° convegno nazionale, promosso dalla Comunità, dal titolo appunto "Diaconato permanente e stati di vita", svoltosi a San Giovanni Rotondo lo scorso mese di agosto, al quale ho partecipato con mia moglie e di cui ho parlato in questo blog (ProgrammaImpressioni personali).

Riporto l'intero articolo sul mio sito di documenti. Qui accennerò ad alcuni titoli.

Il discernimento e la formazione al diaconato (don Giuseppe Bellia).
Passare dal discernimento ad una formazione conseguente non è un atto unico o solo teorico che vale per sempre, ma un'opera di vigile adattamento necessaria per comprendere e disegnare un percorso umano e spirituale complesso, che richiede la sapienza di una pedagogia duttile e il rigore di una disciplina di "ascolto orante".
… è doveroso e saggio chiedersi se, di fronte a uomini adulti già formati umanamente e socialmente, oltre che moralmente e spiritualmente, l'attività di formazione possa limitarsi agli aspetti intellettuali e dottrinali o non debba anche affrontare, invece, problematiche di vita familiare, di impegno lavorativo e di ambiente professionale.

Il rapporto tra ministerialità del matrimonio e diaconale (Andrea Grillo).
Il matrimonio, come "stato di vita" possibile del diacono, non è una condizione del tutto chiara per la vita ecclesiale.
Da qui la necessità del recupero di una "ministerialità complessa" nel sacramento del matrimonio a partire da alcuni aspetti emergenti: il diacono come "ministro" del matrimonio altrui; "sporgenza" del matrimonio rispetto all'ordine, e viceversa; forza naturale del matrimonio e forza istituzionale dell'ordine, in rapporto a Cristo e alla chiesa.

I diaconi "alla scuola" dei poveri (mons. Giuseppe Merisi).
La "scelta preferenziale dei poveri" significa stare dalla parte dei poveri, stando insieme con i poveri.
Questo esige che le chiese considerino con sempre maggiore attenzione il ministero dei diaconi, che ne curino e sostengano in termini propri, strutturalmente chiari e permanenti, la formazione per averli così e solo così - effettivamente corrispondenti ai bisogni delle situazioni delle esigenze degli uomini, soprattutto degli ultimi. La diaconia ha senso se si recuperano i poveri all'eucaristia e, perciò, la chiesa ai poveri.

Per una spiritualità "biblica" del diacono (p. Raniero Cantalamessa).
La spiritualità del diacono si radica in ciò che egli è divenuto per mezzo del sacramento del diaconato. Beneficiario della grazia propria di questo sacramento, il diacono diviene in certo modo lui stesso, nella sua persona e nella sua vita, segno e strumento di grazia… beneficiario di una grazia sacramentale che lo rende capace di vivere come servo di Cristo: presentandoci l'esempio dell'umiltà del servo - Io sono in mezzo a voi come colui che serve - egli rende visibile che chi è a capo di una comunità deve apprendere e far suo l'atteggiamento di chi serve - Chi vuoi essere il primo deve essere il servo di tutti. Il discepolo dev'essere, dunque, quel servo fedele e prudente che si prende cura delle cose del Regno per amore di Gesù, rispondendo al Cristo che lo chiama a seguirlo come diacono (servo) e lo invita a vivere in comunione intima con lui, a dimorare in lui.

Seguono alcune esperienze familiari "diaconali" ed una relazione sul cammino della "Comunità del diaconato in Italia".

Rileggere quanto si è vissuto è un riviverne l'esperienza, con la gratitudine allo Spirito per il dono ricevuto.

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