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venerdì 29 novembre 2013

Il nostro vegliare operoso


1a domenica di Avvento (A)


Appunti per l'omelia

Con questa domenica ha nuovamente inizio l'Anno della Chiesa e la sua prima stagione è l'Avvento (venuta). Questo è un tempo di preparazione al Natale, in cui si celebra la prima venuta del Figlio di Dio tra gli uomini, ma è anche il tempo in cui si ravviva l'attesa della seconda venuta di Cristo al termine della storia.
Il brano evangelico di oggi (cf Mt 24,37-44) fa parte di un più ampio discorso di Gesù, dove l'annuncio centrale riguarda la sua venuta ultima e visibile: «Vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli, con una grande tromba, ed essi raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli» (Mt 24,30-31). È un avvenimento splendido e gioioso: Gesù risorto, nella pienezza del suo potere regale, verrà a raccogliere attorno a sé tutta la famiglia e darà inizio alla festa eterna del Regno di Dio. Chi accoglie questo annuncio di Gesù vive nell'attesa, colma di speranza, di un lieto evento. La sua venuta segnerà, appunto, la fine di questo vecchio mondo dove dominano l'egoismo, la sopraffazione, l'odio, la morte, e inaugurerà un mondo radicalmente nuovo, fraterno, dove l'unità degli uomini con Dio e tra loro sarà perfetta, la vita piena e la gioia straripante, senza fine. Si realizzerà la visione stupenda del profeta Isaia (cf Is 2,1-5), dove gli strumenti di guerra saranno trasformati in strumenti di lavoro e di servizio all'uomo, frutto della conversione a Dio: nell'incontro con Lui si scopriranno fratelli è quanto Dio ha promesso per "la fine dei giorni".
Ecco la responsabilità dei cristiani: con le nostre lentezze e incoerenze, con i nostri peccati, rischiamo di ostacolare il compiersi del sogno di Dio. È rivolto a noi l'appello vibrante con cui termina il brano di Isaia: «Casa di Giacobbe, vieni, camminiamo nella luce del Signore».
Nel brano del Vangelo Gesù sottolinea un aspetto irrinunciabile nell'attesa della sua venuta: la vigilanza responsabile e operosa. Il "Signore che viene" bisogna essere pronti ad accoglierlo. Gesù mette in guardia i discepoli contro il pericolo di addormentarsi o di stancarsi nell'attesa, «come fu ai giorni di Noè… non si accorsero di nulla». È l'adagiarsi in una falsa sicurezza, senza rendersi conto che una "Venuta" incombe e sarà un evento di salvezza per chi opera il bene, ma un evento di rovina per chi avrà agito male. «Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato...». Una selezione che non avverrà per caso o per capriccio, ma secondo il giusto giudizio di Dio: alcuni saranno trovati pronti per l'appuntamento decisivo, altri invece impreparati. «Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà». "Vegliate, state pronti", è la parola d'ordine dell'Avvento e anche di quel lungo avvento che è il corso della nostra vita. La cosa più saggia è attenderlo sempre: «Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo».
Questo appello di Gesù è ripreso in modo accorato da Paolo (cf Rm 13,11-14): «È ormai tempo di svegliarvi dal sonno… Comportatevi onestamente come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo».

La vigilanza è attenzione d'amore a colui che verrà, ma già viene. "Vegliare" è saper riconoscere Gesù in queste molteplici venute e donargli amore concreto.
Veglia bene chi ama, perché è proprio dell'amore vegliare!



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Anche voi tenetevi pronti (Mt 24,44)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)

Vedi anche:
La nostra salvezza è più vicina, Rm 13,11 (28 novembre 2010)

Commenti alla Parola:
  di Gianni Cavagnoli (VP 2013)
  di Marinella Perroni (VP 2010)
  di Enzo Bianchi



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