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venerdì 19 luglio 2013

L'anima del servizio


16a domenica del T.O. (C)

Appunti per l'omelia

Abramo (cf Gen 18,1-10) offre una generosa ospitalità a Dio che lo visita sotto l'apparenza di tre uomini. Il messaggio è chiaro: praticando l'ospitalità si accoglie il Signore, di cui ogni uomo è segno e volto visibile. Gesù preciserà che si accoglie Lui: «Ero forestiero e mi avete ospitato». Ospitalità da intendersi non in senso puramente materiale, ma nella sua grande varietà di forme e prima ancora come "fare spazio... essere spazio d'amore" per gli altri. È in Gesù che Dio riceve accoglienza e ospitalità, come ci mostra il vangelo di questa domenica (Lc 10,38-42).
Gesù era legato da amicizia profonda con la famiglia di Betania (due sorelle e un fratello, Lazzaro). Nella loro casa si trovava perfettamente a suo agio. Qui respirava aria di famiglia, si riposava e ricuperava le forze nei lunghi ed estenuanti viaggi.
Marta, nell'intento di "accogliere" bene l'Ospite, è indaffarata nel preparare un buon pranzo, "tutta presa dai molti servizi". Ma si lamenta con Gesù perché la sorella non collabora. Maria, infatti, «seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola». È l'atteggiamento tipico del discepolo, dove, nella concezione corrente solo gli uomini potevano ricevere un insegnamento. Gesù invece riconosce la parità di diritto all'istruzione anche alle donne, chiamate anch'esse a diventare sue discepole.
Marta, pur amando sinceramente Gesù e desiderando offrirgli una buona accoglienza, non ha cercato di capire che cosa poteva stare più a cuore all'Ospite. Così, Gesù prende le difese di Maria, rivolgendo a Marta un amorevole rimprovero, facendole capire che una sola è la cosa necessaria: ascoltare Lui.
La sua Parola infatti ha la precedenza su tutte le preoccupazioni temporali. È un avvenimento così grande, è una tale novità da fare spostare tutto il resto, per quanto importante e urgente ci possa sembrare. Ascoltare la Parola di Dio era l'impegno per eccellenza di Israele. Ora però Dio non parla più attraverso un intermediario come Mosè. Ma Lui stesso in Gesù parla un linguaggio umano.
Maria realizza la figura del discepolo che mette al primo posto la parola di Gesù, l'ascolta e cerca di viverla.
Il suo atteggiamento, approvato incondizionatamente da Gesù, in confronto al servizio, alla "diaconia", di Marta, contiene un messaggio preciso. Nell'opera di Luca infatti il termine "diaconia" indica sempre un servizio all'interno della Chiesa: l'annuncio della Parola e l'assistenza ai poveri. L'evangelista ammonisce la Chiesa che senza l'atteggiamento di Maria (ascolto attento, amoroso e assiduo della Parola di Gesù) viene meno «la parte buona» del discepolo che è l'appartenenza al Signore, la comunione con Lui. E perfino la "diaconia" della Chiesa, cioè la sua attività evangelizzatrice e il suo servizio di carità ai poveri, perde valore e diventa uno sterile girare a vuoto. Alla comunità cristiana di allora, ma anche di oggi, che avverte la fatica e un senso di frustrazione nel suo sforzo di evangelizzare, Luca propone, come operazione prioritaria e più urgente, quella di lasciarsi convertire dal Vangelo: «Nutrirci della Parola per essere servi della Parola» (NMI 40).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Maria ha scelto la parte migliore (Lc 10,42)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)

Commenti alla Parola:
  di Marinella Perroni (VP 2013)
  di Claudio Arletti (VP 2010)
  di Enzo Bianchi


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