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venerdì 12 aprile 2013

L'amore al di sopra di tutto!


III domenica di Pasqua (C)

Appunti per l'omelia

Il brano evangelico di questa domenica narra l'incontro di Gesù risorto con un gruppo di sette discepoli e in modo speciale con Simon Pietro. Essi lo riconoscono in seguito al miracolo di una pesca sovrabbondante. Il miracolo è una splendida immagine della missione apostolica di essere "pescatori di uomini". Missione la cui enorme fecondità trova il suo segreto e la sua sorgente nella parola di Gesù e nella sua presenza. Una missione universale, perché raccoglie la grande varietà di popoli e razze nell'unità della Chiesa, simboleggiata dall'unica rete che non si spezza, nonostante la grandissima quantità di pesci.

"Quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: È il Signore!". Si tratta probabilmente di Giovanni, ma sta ad indicare anche ogni vero discepolo che è oggetto dell'amore personale di Gesù e a sua volta corrisponde a tale amore. Ognuno di noi può essere quel discepolo. Se egli per primo riconosce Gesù, è proprio perché è "amato" da Lui, perché la fede in Cristo è sempre un dono suo. Così nel cuore del discepolo si accende un'intuizione folgorante: "È il Signore! È Gesù risorto!". Ed il "Signore" con squisita delicatezza ha preparato loro la colazione: "Venite a mangiare"; "Si avvicinò, prese il pane e lo diede loro...". Il linguaggio e tutta la scena richiamano l'Eucaristia, quell'Eucaristia dove ogni domenica anche a noi è dato di rivivere la medesima esperienza!

Segue poi un dialogo serrato fra Gesù e Pietro. Finora la missione dell'Apostolo e della Chiesa era raffigurata con l'immagine della pesca e del pescatore (è Pietro che trascina a riva la rete piena di pesci). A questo punto Gesù passa a un'altra immagine: quella del gregge e del pastore. Ed a Pietro Gesù affida il compito di essere suo vicario nel guidare la Chiesa sulla via della missione, come un pescatore, raccogliendola incessantemente nell'unità come fa un pastore. Però prima di affidare a Pietro l'incarico di "pascere" il suo gregge, la Chiesa, Gesù tiene l'esame al candidato. È un esame che non si basa sul quoziente di intelligenza, sulle competenze professionali o sulle capacità organizzative (la Chiesa ha anche grandi capacità organizzative!), ma sull'amore personale a Lui, Gesù. Accettare e svolgere il servizio di pastore (vescovo, prete, diacono...) è un grande atto di amore di Gesù e a Gesù: Se mi ami, pasci. Ma anche: se non ami Gesù, non sei in grado di assumerti tale servizio.
Dunque, chi ama serve!
Ma ama e serve Cristo, non altro! E se Pietro è colui che ama più degli altri, non di meno è per ciascuno di noi che vogliamo seguire il Maestro, guidati da Pietro. Perché la famiglia ha un'unica fisionomia, quella dell'amore.
E Gesù non si stanca di interpellarci: "Mi ami più di ogni persona cara, più della tua famiglia, più del tuo lavoro e dei tuoi progetti, più della tua stessa vita?". "Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo!". Parole che non significano soltanto che Gesù solo conosce la misura dell'amore di Pietro per Lui; ma, più profondamente, che l'amore che Pietro sente di portare a Gesù, è sicuro di riceverlo da Lui. Ama Gesù, ma sa che Gesù gli dà di poterlo amare e non cesserà di comunicargli questa capacità di amarlo. È una dichiarazione d'amore traboccante di fiducia e di riconoscenza.
Così è per ciascuno di noi!

(Immagine: Cattedrale di San Pietro, Frascati – Altorilievo sito dietro l'altare centrale)



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Simone, mi ami? (Gv 21,16)
(vai al testo) - (pdf, formato A5/A4c)

Commenti alla Parola:
  di Marinella Perroni (VP 2013)
  di Claudio Arletti (VP 2010)
  di Enzo Bianchi


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