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venerdì 9 novembre 2012

La "vedova" ci insegna…

32a domenica del T. O. (B)

Appunti per l'omelia

«Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri» (Mc 12,43).
Il messaggio della Parola di Dio di questa domenica vuol farci cogliere la generosità del cuore con la quale diamo a Dio tutto quello che abbiamo.
La figura della vedova, di cui si parla nelle letture, è il simbolo di una categoria socialmente debole, che appartiene alla classe dei più poveri, facile preda di profittatori e sfruttatori. Figura in stridente contrasto con l'ipocrisia degli scribi (gli intellettuali e le guide morali del popolo), affetti da arroganza e vanità, che nella loro avidità sfruttano le vedove che nella loro precarietà sociale ricorrono alla loro consulenza. Da queste persone, Gesù ci dice di guardarci (cf Mc 12,38-40).
La vedova di Sarepta poi (cf 1Re 17,10-16), la donna pagana alla quale Elia si rivolge, viene descritta come colei che, nonostante la sua estrema necessità, si fida delle parole del profeta. Anzi, si fida delle parole che Dio le rivolge attraverso il suo profeta, compiendo così un gesto di estrema generosità.
Essa appare come la figura dei pagani chiamati alla fede. Gesù stesso vedrà in questo episodio l'annuncio dell'evangelizzazione dei pagani (cf Lc 4,25-26).
Così non dissimile è la figura della vedova protagonista dell'episodio evangelico odierno.
Nello stato di povertà estrema essa, nel tesoro del tempio, «vi gettò due monetine, che fanno un soldo… tutto quanto aveva per vivere» (Mc 12,42.44). Avrebbe potuto dare una monetina per il tempio e l'altra tenerla per sé. Ma non lo fece. E nessuno riesce a cogliere, esternamente, la portata di tale gesto. Solo Gesù lo legge col giudizio di Dio e vuole che i discepoli condividano la sua interpretazione.
Se poco prima (cf. il vangelo di domenica scorsa) aveva sottolineato la centralità dell'amore, ora semplicemente vuole che i discepoli guardino un esempio, quale traduzione concreta di quel comandamento: un gesto di amore, non vistoso, anzi materialmente irrilevante. Ma è il dono è totale! In amore non conta la quantità di quanto si dà, ma il cuore e la sua capacità di dare tutto, di darsi interamente.
La vedova, nella sua generosità totale e senza risparmio, diventa immagine e presagio di Gesù stesso nel dono totale ed imminente della propria vita.
È Gesù stesso che, invitando i discepoli a guardare a quella vedova, ci insegna che Dio registra con cura ogni gesto, anche il più nascosto: ai suoi occhi esso assume un valore ed una bellezza capaci di affascinarlo nella misura dell'amore con cui è compiuto.
E la vedova ci insegna:
- a non giudicare le persone ed i loro gesti dalle apparenze, sapendo che Dio vede nel segreto e conosce il cuore, perché da esso si qualificano le azioni dell'uomo;
- che i piccoli, quelli che non figurano nelle prime pagine, sono capaci di gesti d'amore che non avranno l'onore della cronaca, ma che costruiranno la storia, quella vera;
- ci insegna che nessuno è così povero da non aver nulla da dare, e più il dono è totale e impregnato d'amore, più è prezioso;
- ci insegna che, quando si tratta di Dio, è saggezza grande non riservarsi nulla ma dargli tutto, aspettandosi che Lui provveda da pari suo alla nostra indigenza.



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Questa vedova, povera, ha dato più di tutti gli altri (Mc 12,43)
(vai al testo) - (pdf, formato A5)

Commenti alla Parola:
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Enzo Bianchi



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