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venerdì 23 novembre 2012

Il vero Re, colui che serve e muore per amore


34a domenica del T. O. (B) – Cristo Re

Appunti per l'omelia

La Chiesa conclude il suo percorso annuale, l'anno liturgico, celebrando, col cuore colmo di riconoscenza e di giubilo, il Signore Gesù, Re dell'universo. I brani biblici illustrano alcuni aspetti di questa regalità.
Così il profeta Daniele. Ci mostra l'apparire di «uno, simile ad un figlio d'uomo», un uomo quindi, che avanza «sulle nubi del cielo», cioè sullo stesso piano di Dio. Ed «il Vegliardo (Dio) gli diede potere, gloria e regno… un regno che non finirà mai… che non sarà mai distrutto» (cf Dn 7,13-14).
Gesù applicherà abitualmente a sé questo titolo di "figlio dell'uomo", soprattutto quando parlerà della sua venuta ultima nella gloria (cf Mc 13,26). E, prima ancora, l'angelo Gabriele, annunciando a Maria la nascita del Salvatore, le dirà che «il suo regno non avrà fine» (Lc 1,33).
Anche il brano dell'Apocalisse (cf Ap 1,5-8), richiamando la visione di Daniele, esprime l'attesa del Regno finale: «Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà», delineando i connotati del nostro Re e la nostra relazione con Lui. «Gesù Cristo è il testimone fedele», Colui che con la sua parola, con la sua vita, ma soprattutto con la sua morte ha testimoniato e rivelato Dio come Padre, come Amore. «Il Primogenito dei morti», il Risorto, Colui che ha vinto la morte, rendendoci partecipi del suo destino. «Il Sovrano dei re della terra», Colui che detiene in assoluto il primato regale, «Re dei re e Signore dei signori» (Ap 19,16).
Egli è «Colui che ci ama», l'amante, Colui che ci ama di un amore attuale e continuo. «E ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue», che ci ha liberati da ogni forma di schiavitù con un incredibile gesto d'amore, versando il suo sangue.
Il nostro Re ci ha liberati dal peccato e dalla morte riconciliandoci con Dio ed «ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre», abilitandoci ad una relazione privilegiata con Dio e, associandoci alla sua regalità, ci ha resi capaci di operare al servizio del Regno di Dio ed alla sua diffusione nella storia.
Ma lo sappiamo bene: è attraverso la croce che Gesù diventa il Re messianico. Alle domande di Pilato (cf Gv 18,33-37), Egli dichiara che il suo regno non è di questo mondo, che non trae origine dal mondo né è un regno con scopi politici. Anzi, si affretta a precisare la natura di questo regno, il fine e il senso della sua esistenza e della sua attività: «rendere testimonianza alla verità».
La Verità!... Che nel vangelo di Giovanni è la rivelazione definitiva dell'amore di Dio per gli uomini e che Gesù porta e che si identifica con Lui stesso: «Io sono la Verità» (Gv 6,14).
Gesù esiste ed opera solo per questo: rivelare a tutti il cuore di Dio che è Padre, consentire a ognuno di incontrarlo e lasciarsi abbracciare da Lui. In tutto quello che dice, che fa e che è, Egli rende testimonianza alla "Verità". A questa missione rimane fedele fino alla morte. Ed è così che esercita il suo potere regale, il suo servizio di Re. Così, «chiunque è dalla verità», colui che nel proprio cuore è in consonanza con la Parola di Dio, ci dice Gesù, «ascolta la mia voce».
Ma seguire Gesù ed aderire alla "sua Verità" significa riconoscerlo nel momento cruciale della sua vita, sulla croce.
È la croce il suo trono regale, il luogo dove la rivelazione di Dio, che è Amore, risplende in modo pieno e compiuto, perché è nel massimo del dolore che si manifesta il massimo dell'amore.
Il vero Re è Colui che serve e muore per amore!



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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Il mio regno non è di questo mondo (Gv 18,36)
(vai al testo) - (pdf, formato A5)

Commenti alla Parola:
  di Marinella Perroni (VP 2012)
  di Claudio Arletti (VP 2009)
  di Enzo Bianchi


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