Questo Blog continua nella nuova versione
venuto per servire
(clicca qui per entrare)


sabato 19 febbraio 2011

Dalla sequela alla diaconia nel sociale


L'articolo di Giovanni Chifari, dal titolo Dalla sequela alla diaconia nel sociale (Il Diaconato in Italia, n° 163), mi porta ad una dimensione della diaconia che sa "uscire dal tempio" ed essere luce e sale per una umanità assetata di dimensioni alte, cariche di quella speranza che non delude.
Ne riporterò alcuni stralci, significativi per me per il particolare servizio a cui, assieme a molti altri diaconi, sono chiamato. Il primo riferimento, pur essendo verso la fine dell'articolo, è come una sorta di chiave di letture di tutto il resto.
«I diaconi permanenti, in virtù del sacramento dell'Ordine sacro, chiamati ed eletti fra i battezzati, per divenire testimoni e formatori, evangelizzatori della cultura, poiché vivono nel mondo con il sigillo del carattere sacro, forse più dei vescovi e dei presbiteri, sono chiamati ad essere costruttori di ponti, saggi e sapienti delle cose di Dio, testimoni del legame e dell'amore fra Dio, la storia e il mondo. Essi fra cielo e terra, tenendo fisso lo sguardo su Cristo (cf. Eb 12,2) e sulle cose di lassù (cf. Col 3,1-2), possono fecondare la storia, fermentare la società, attraverso un contributo formativo, per la crescita cristiana dei battezzati, e testimoniale, con l'esempio della loro stessa vita. Essi annunciano che è il Cristo servo l'icona che meglio traduce l'identità del Cristo "Capo", testimoniando il volto chiesto ed invocato per i tre gradi dell'Ordine sacro, realmente configurati al Signore».

«Risplendere (Mt 5,16) senza apparire, dare sapore (Mt 5,13) per valorizzare, testimoniare per rinnovare, a volte "sradicare e demolire" ma specialmente "edificare e piantare" (Ger 1,10) per poi custodire e consegnare a Dio nella carità, ecco un'eredità che il cristiano ed i ministri ordinati, ricevono dalla Scrittura, alimentano nell'Eucarestia, sperimentano nella fraternità, rinsaldati dalla memoria di quanti ci hanno preceduti nel cammino di santità aperti alla profezia di Dio per l'oggi dell'uomo.
Essere discepoli di Cristo oggi come al tempo dei primi cristiani, è segno che da visibilità ad una presenza chiamata a far fermentare nel mondo il seme di Cristo, narrando "le cose dello Spirito di Dio" (1Cor 2,14) non con parole sublimi e persuasive, ma attraverso quella parola della croce (1Cor 1,18), apparente stoltezza che confonde i sapienti, debolezza rivestita di potenza e sapienza di Dio, vanto nel Signore (1Cor 1,31) che riduce al nulla le cose che sono (1Cor 1,28)».

«Vivere da risorti con Cristo, significa vivere le proprie occupazioni, il lavoro, la famiglia, il ministero, con lo stile del Risorto. (…) Vivere nel mondo sociale e pensare ad una prospettiva operativa in ambito politico, è allora, più che una sfida o una missione, una diaconia. È, vale a dire, lo stile "naturale" di chi, avendo incontrato Cristo, ne diviene "amico" e strumento, banditore che annuncia e media la sua volontà di salvezza, pace e redenzione».

«Una diaconia se intende mediare l'incontro con Cristo, annunciare la novità della sua resurrezione, servire il prossimo nella carità, deve scaturire dal discepolato, dalla sequela di Cristo. Che significa, infatti, servire Gesù (cf. Mc 1,23.31; 15,41)? Quale dialettica fra servizio e sequela (cf. Gv 12,26)?
Bere il suo calice, ricevere il suo battesimo (cf. Mc 10,39-40) richiama una sequela che nel servizio, condivide e partecipa alla stessa passione redentrice di Gesù, è questa la Gloria di chi intende servire, di chi si pone in ascolto delle Sue parole, per quel morire a se stessi, rinnegare la propria vita (cf. Mt 16,24), in quel martirio spirituale, onorato dal Padre. (…)
In Cristo, svolgere un servizio e dare la vita, è un tutt'uno con la salvezza e la redenzione dell'uomo e del mondo, mentre nel cristiano significa accogliere la conversione come processo di conformazione ed assimilazione (cf. Gv 13,14-17)».

«Una diaconia politica, che sgorga dalla diaconia di Cristo, riuscendo a coniugare servizio e sequela, conversione e vita, vivrà il servizio al prossimo nella carità nella consapevolezza di chi sa di essere strumento inutile (cf. Lc 17,5-10) attraverso il quale Dio continua a fecondare le pieghe della storia».

1 commento:

  1. Il diaconato è un dono grande per la Chiesa, e lo è anche per la tua famiglia e per chi ti sta accanto. Un abbraccio grande a tutti voi. :)

    RispondiElimina