Questo Blog continua nella nuova versione
venuto per servire
(clicca qui per entrare)


venerdì 1 ottobre 2010

Una fede autentica

3 ottobre 2010 – 27a domenica del Tempo Ordinario (C)

Parola che si fa vita

Accresci in noi la fede! (Lc 17,6)


Gesù in vista dell'annuncio del Regno di Dio, richiede un'autentica fede, anche se piccola quanto un granellino di senapa.
Come agli apostoli di fronte alle difficoltà: delusioni, imprevisti, perdite dolorose, preoccupazioni..., pure noi ci sentiamo impreparati e inadeguati e ci perdiamo d'animo: "Fino a quando, Signore?"...
Gesù ci incoraggia e ci esorta a respingere ogni tipo di paura aprendoci alla fiducia, ravvivando in noi la fede, credendo nell'azione dello Spirito che abita in noi.
Quale docilità allo Spirito?
Occorre vivere un tipo di fede che lasci un piccolo segno dove agisco: mettermi, con umiltà e gratuità, al servizio della gente: è con l'amore che la mia fede cresce e diventa credibile e lascia il segno.


Testimonianza di Parola vissuta


Sto rientrando a casa dopo aver girato tutto il giorno per Roma a fare spese. Ho freschi nell'anima gli incontri fatti e i posti visitati... ma una cosa soprattutto mi viene da dire come bilancio della giornata: quanto sia vero che «una volta assaggiata una buona torta, non può avere buon gusto una carota cruda». Dopo essermi abituato a stabilire con alcune persone un rapporto vero, trasparente, «creativo», di reciproca accettazione - cristiano insomma -, non posso non soffrire vedendo i rapporti «normali» tra le persone: l'indifferenza per strada, l'interesse e i «sorrisi commerciali» in bottega, l'impazienza, il giudizio, l'egoismo, il menefreghismo... Al punto che vorrei rifiutare quel mondo lì...
Ma proprio a questo punto mi accorgo che qualcosa in me non va, che sono io fuori strada e che sto rischiando di soffocare, spento nella mia libertà, sotto quel mondo sbagliato. Avverto allora di essermi posto fuori dell'amore, di essermi dimenticato di vedere Cristo in ognuna delle persone incontrate. E capisco ora, con una forza nuova, che veramente non c'è «né greco né giudeo, né uomo, né donna» (né antipatico, né ripugnante, né...) ma uno solo, Cristo, da servire in tutti: quel Dio che si è fatto uomo per fare «una» l'umanità, ma prima di tutto per darci quell'unità e libertà interiori, senza le quali l'unità dell'umanità è una utopia.

(Enrique)

(da "Camminare insieme" - vedi Testimoniare la Parola, come proposto in parrocchia)
(vedi anche Commento alla Parola di Claudio Arletti)



Nessun commento:

Posta un commento